UNO ne chiudete CENTO ne apriamo. Questo dossier è
stato censurato su Facebook per ben due volte tentando di colpire il
fondatore di RNA prima e ottenendo la chiusura dell'AREA
Organizzativa RNA poi: Ad opera della Coltre degli Sporchi Dentro,
sedicenti "senza bavaglio" ed "italiani onesti": i mafiosi ed i
camorristi che tra Giugno e Settembre 2010 hanno notoriamente messo
in atto una campagna per la chiusura di RNA. Agendo in branco e
tramite spamming privati. NON sono riusciti a far chiudere RNA, che
continua a CRESCERE ed in tutta risposta NON potranno piu' ottenere
la censura di questo documento (come di TANTI altri) che CONTINUIAMO
A RIPROPORRE con QUALSIASI MEZZO ed a QUALSIASI COSTO. |
Ambiente:
Negli ultimi 20 anni la USL 7 Liguria, ARPAL, Regione Liguria hanno
commissionato numerose campagne
di rilevamento per verificare l’impatto della centrale termoelettrica di Vado –
Quiliano sull’ambiente, basate sulle tecniche di biomonitoraggio dei licheni.
(Figg.1,2,3,4)
Tecniche di biomonitoraggio.
Permettono di identificare lo stato di alcuni parametri ambientali sulla base
degli effetti da essi indotti su organismi sensibili, che si manifestano a due
livelli:
• bioaccumulo di sostanze: organismi in grado di assorbire e accumulare sostanze
presenti
nell’ambiente (analisi chimiche)
• bioindicazione: modificazioni morfologiche, fisiologiche e genetiche a livello
di organismo, di
popolazione e di comunità (misure biologiche)
Licheni come biomonitors
I licheni sono ottimi biomonitors della qualità dell’aria grazie alle loro
peculiarità fisiologiche ed ecologiche:
• metabolismo basato sugli scambi gassosi e di nutrienti direttamente con
l’atmosfera,
grazie alla mancanza di una cuticola superficiale e di un apparato radicale;
• hanno un’ampia distribuzione;
• non sono in grado di eliminare le parti intossicate del tallo;
• sono longevi e quindi forniscono informazioni relative a periodi lunghi ;
• sono fissi al substrato e testimoniano le condizioni dell’area in cui si
trovano;
• presentano un’attività metabolica ininterrotta durante tutto l’ anno.
Campagne di biomonitoraggio mediante licheni nell’area di Vado Ligure
1. Nimis e Castello 1990 (Università
di Trieste, specifica per l'effetto della centrale ENEL).
2. Nimis e collaboratori 1998 (Università di Trieste, specifica per l'effetto
della centrale ENEL).
3. Giordani et al. 2000 (ARPA + Università di Genova, su scala regionale).
4. Giordani 2003 (Università di
Genova, su scala regionale).
Biomonitoraggio nell’area di Vado Ligure - Campagna 1990
(Castello et al., 1994)
• Bioindicazione e
bioaccumulo (lichene, corteccia) e concentrazione nel suolo.
• 82 stazioni di campionamento selezionate su base preferenziale.
• Valori molto bassi di diversità lichenica in tutta l’area di indagine..
Fig. 1 = Da Bergeggi
ad Albissola si è rilevato il fenomeno del “deserto lichenico”, situazione in
cui, a causa
del grave inquinamento, i licheni sono incapaci di sopravvivere.
Biomonitoraggio nell’area
di Vado Ligure - Campagna 1998 (Nimis e collaboratori 1998)
• Volta alla valutazione della qualità dell’aria in aree potenzialmente
influenzate dalle emissioni della
centrale termoelettrica. Utilizzate due metodiche:
– Bioindicazione (studio della biodiversità lichenica), in 52 stazioni di
campionamento
– Bioaccumulo (27 elementi nei talli di Parmelia caperata, tra cui Al, As, Cd,
Co, Cr, Fe, Hg,
Cu, V, Zn…. , in 21 stazioni di campionamento)
Fig.2 Campagna 1998:
bioindicazione:
Fig. 2 Nel 1998 la
mappa di qualità dell’ aria ha dimostrato la persistenza del deserto lichenico,
caratteristico
di una pessima qualità dell’ aria, paragonabile a quella delle aree maggiormente
inquinate della Pianura
Padana:
• Nel complesso la
situazione presenta un alto grado di alterazione: buona parte dell’area presenta
condizioni della qualità dell’aria paragonabili a quelle delle aree maggiormente
inquinate della pianura Padana..
• “Nella valle di Vado si evidenzia una situazione ambientale fortemente
degradata, estesa anche alleprime colline fino a Segno e Piano.
Figura 3)
Nella campagna di biomonitoraggio del 2000, eseguita a livello regionale, si è
potuto evidenziare
come le aree di cattiva qualità dell’ aria ( rosso, arancione e giallo) si
estendano , a partire dall’ area di
Savona, Albissola, Vado, Quiliano, fino all’ entroterra, interessando tutta la
Val Bormida. La Provincia di
Savona, con una densità abitativa pari a meno della metà di quella della
Provincia di Genova, presenta una
situazione di inquinamento diffuso che non ha eguali in tutta la Regione. Valga
in particolare il confronto
con la Provincia di Imperia, ove, a parità di densità abitativa, prevalgono
condizioni di qualità dell’ aria
molto migliori
( colori verde, blu).
Biomonitoraggio degli
effetti dell’inquinamento atmosferico in Liguria – campagna 2003 - Giordani 2004
Liguria: un caso anomalo?
• Contrariamente
a quanto osservato in altre aree fortemente urbanizzate italiane ed europee (es.
Londra), non si è assistito ad un miglioramento della biodiversità lichenica.
Questo dato è
particolarmente accentuato in P. Sv ( figg. 4-5).
FIG. 4 Biodiversità
lichenica su scala regionale: la P Sv dimostra rispetto al resto del territorio
regionale
un indice di biodiversità lichenica molto più basso, a causa di una peggiore
qualità dell’aria.
Fig. 5 =
Biodiversità lichenica in P. Sv: anche nel 2003, nonostante anni di
funzionamento ridotto della
centrale per lavori di ambientalizzazione, la qualità dell’ aria in tutta la
Provincia di Savona si manteneva a
livelli molto bassi ( prevalenza di colori rosso, arancione e giallo).
Interferenze dovute all’ opera
Atmosfera.
I dati calcolati da Tirreno Power suggeriscono una minima incidenza delle
emissioni della centrale rispetto ai
valori misurati dalle centraline.
Tale affermazione non è condivisibile perché:
• I dati regionali sul contributo percentuale dei vari macrosettori alle
emissioni regionali totali
dimostrano come al contrario le centrali termoelettriche diano un contributo
molto elevato all’
immissione di inquinanti nell’ ambiente, e come la provincia di Savona, con solo
il 17% degli
abitanti, sia la principale produttrice di polveri sottili, ossidi di azoto,
ossidi di zolfo, anidride
carbonica ( oltre il 50% dell’ intera regione). ( Figg. 1,2,3).
Figura 1: CONTRIBUTO
PERCENTUALE
DEI VARI MACROSETTORI
ALLE EMISSIONI REGIONALI
TOTALI DEI PRINCIPALI INQUINANTI In azzurro il contributo delle centrali
termoelettriche alle
emissioni regionali. (Dati ARPAL 2005)
Figura 2 ( Sopra,
ARPAL 1995 )Gli spicchi gialli rappresentano la percentuale dovuta alla P. Sv
all’ apporto totale
dei principali inquinanti, che, come abbiamo visto, in Liguria, al contrario
della quasi totalità delle regioni
italiane, è principalmente rappresentato dal contributo delle centrali
elettriche.
Il Piano
Regionale di risanamento e tutela della qualità dell’ aria della Regione
Liguria 2006, , dimostra
ancora come nella zona 2b savonese, comprendente i Comuni di Savona, Quiliano e
Vado Ligure, dopo anni
di funzionamento dimezzato della centrale, “la centrale termoelettrica è la
prioritaria responsabile delle
emissioni di ossidi di azoto (68.3%), PM10 ( 34.)%, SOx (97.7%), e di COV
(37.9%).”
“Va considerato che le emissioni che derivano dalla centrale termoelettrica
hanno ricadute sui tre
comuni”.
Il grafico riporta in verde la popolazione espressa in percentuale
rispetto agli abitanti totali della
Liguria. Le colonnine blu, azzurre e grigie i principali inquinanti.
Come è evidente la P. Sv, con il solo 17% della popolazione totale, produce dal
40 al 50% degli
inquinanti, superiore anche alla P. di Genova, con un apporto pro – capite
enormemente superiore
rispetto alle altre province, superiore anche di 4-5 volte rispetto alle altre
province.
Il grafico, che riporta i dati pubblicati sul piano
Regionale della qualità dell’ aria del 2006, ci dimostra
come nei comuni di Savona, Quiliano e Vado la centrale a carbone, pur
funzionando a regime dimezzato
da anni, (colonnina verde), produca una quantità di inquinamento enormemente
superiore a tutte le altre
fonti ( traffico, industrie, riscaldamento).
Questo ci spiega molto bene il perché, pur abitando in piccoli paesi di mare o
in una piccola città come
Savona, subiamo lo stesso inquinamento delle città più inquinate della pianura
padana.
Flora, fauna ed ecosistemi.
Come già precedentemente segnalato, lo stato di grave degrado ambientale non si
potrà certamente giovare
di una minima e teorica riduzione di inquinamento, che è peraltro destinata
invece ad aumentare in maniera
massiccia con l’ entrata in attività dell’ impianto a gas naturale.
Per ottenere un miglioramento significativo sarebbero necessari interventi di
abbattimento degli inquinanti
almeno paragonabili a quello della chiusura dei gruppi a carbone attualmente in
funzione.
PARTICELLE SOSPESE – POLVERI
A tutt’ oggi è possibile imbattersi in definizioni non del tutto coerenti, per
cui è meglio fare chiarezza.
Si considerano 4 tipologie di particolato:
• PTS: particelle totali sospese o
ultragrossolane ( oltre i 10 micron): la loro misurazione non
viene piu’ ritenuta attendibile dalle leggi Europee. World Healt organization
Europe, Berlin,
Copenhagen, Rome, 4 April 2005
• PM10: particelle grossolane: attualmente considerate le particelle più
grossolane misurate
World Healt organization Europe, Berlin, Copenhagen, Rome, 4 April 2005
Negli USA dal 17/12/2006 non sono più contemplate dalle leggi di salvaguardia
ambientale, perché
sostituite dalle PM 2.5, considerate molto rappresentative del rischio –
salute.(Enviromental Protection
Agency 21 Settembre 2006).
• PM 2.5: particelle fini: a partire dal dicembre 2006 negli USA la legge
fa riferimento alle PM
2.5, perché maggiormente legate ai gravi danni alla salute dovuti all’
inquinamento atmosferico da polveri. Il 50% delle PM 2.5 inalate rimangono nell’
organismo.
(Enviromental Protection Agency 21 Settembre 2006)
• PM0.1: particelle ultrafini: è ormai assodato che gli effetti sanitari
delle polveri sono inversamente
proporzionali alle loro dimensioni. Il meccanismo patogenetico non sarebbe più
basato sul peso del
particolato inalato, ma sul numero, meglio sulla superficie disponibile a
reagire nell’ epitelio dei
bronchioli terminali e degli alveoli. (L. M. Brown, Phil. Trans. R. Soc. Lond.
A, 2000, 358, 2563.
9
Per esempio per una concentrazione di PM10 di 100 microg/m3, tipica in
prossimità di strade ad elevato
traffico, si hanno in media 40 microg/m3 di PM 2.5 e 2 microg/m3 di PM 0.1, ed
un numero di particelle di
100000/m3. Si può stimare che meno di un alveolo polmonare su mille entrerà in
contatto con una particella
PM10 al giorno, mentre un alveolo entrerà in contatto con centinaia di
particelle PM 0.1, che hanno una
elevata capacità di penetrazione nelle più profonde vie respiratorie. (Armaroli,
Po, La Chimica e l’ Industria,
Novembre 2003.
Fin dal 1979 è stata evidenziata la necessità di effettuare misure separate
per i vari tipi di particolato. (F.G.
Miller, J. Air Polution. Control Assoc. 1979, 29, 610).
Il rapporto del Comitato di Scienza e Tecnologia dell’ Assemblea Parlamentare
del Consiglio d’ Europa, nel
documento del 9.7.1998 ( FINE – PARTICLE EMISSIONS AND HUMAN HEALTH ) enfatizza
l’importanza delle PM 2.5, che negli Stati Uniti vengono misurate già dagli anni
80, mentre in Europa vengono monitorate solo occasionalmente.
Da questo Rapporto sono poi scaturite nel 1999 le direttive Europee sulla
qualità dell’ aria, cui l’ Italia è stata più volte sollecitata , per ora
senza successo, a conformarsi.
Le PM 2.5 vengono prodotte anche dalla combustione del gas naturale, e
sono pericolose per la salute.
In base a recenti stime (2003) di fonte EPA ( Enviromental Protection Agency
U.S.A.) dagli impianti a
turbogas alimentati a gas naturale sono emessi 6 Kg di polveri per Gigawattorw
elettrico prodotto, pari a 27.3 tonnellate/anno di polveri per la centrale di
Vado-Quiliano.
Le PM 2.5 sono responsabili di malattie cardiovascolari , respiratorie e
tumorali, in particolare nei bambini e nella persone anziane.
E’ probabile che ogni anno in Europa centinaia di migliaia di ricoveri
ospedalieri e decine o addirittura
centinaia di migliaia di morti siano causate dalle PM 2.5.
Questi severi effetti sulla salute rendono necessaria la riduzione delle
emissioni di PM 2.5.
PRODUZIONE DI PM 2.5.
La combustione dei combustibili fossili produce un primo tipo di PM 2.5,
denominate particolato fine primario.
Un secondo tipo di particelle PM 2.5 prodotto dalla combustione, denominate
particolato fine secondario, si
formano in aria a partire dalle emissioni di SO2 e di NOx. ( World Health
Organization Europe. Particulate
matter air pollution: how it harms health, 14 April 2005).
L’ entità di trasformazione delle emissioni in PM 2.5 dipende dal clima a dall’
altitudine della sorgente di
emissioni. Circa la metà delle emissioni di SO2 e di NOx si trasforma in PM 2.5.
La maggior parte delle PM 10 presenti nei fumi vengono rimosse dai filtri, ma la
maggior parte delle PM 2.5 passa in atmosfera.
L’ emissione di PM 2.5 dalle moderne centrali termoelettriche può essere
determinata assumendo che
metà delle emissioni di SO2 e metà delle emissioni di NOx siano trasformate in
PM 2.5.
Circa 10000 tonnellate di PM 2.5 sono prodotte per 10 terawattore di elettricità
( la quantità di elettricità prodotta in 1 anno da una grande centrale nucleare:
1000 MW ). Le centrali che usano combustibile a biomasse ne producono circa la
metà, e le centrali a gas naturale ne producono 1/3.
La concentrazione delle PM 2.5 dentro le abitazioni è pari a quella
esterna a causa della capacità delle stesse di penetrare all’ interno dei
sistemi di areazione.
La concentrazione annuale di PM 2.5, che originano principalmente dai processi
di combustione, descrive meglio gli effetti sulla salute rispetto a quella delle
PM 10, che possono avere origini differenti ed una grande variabilità di
composizione e di effetti.
Negli USA si calcola che i livelli di PM 2.5 misurati al suolo
corrisponda, con un grande limite di
variabilità, al valore delle PM 10 x 0.6.
Un target per le PM 2.5 dovrebbe essere di 10 microgr/m3.
Si calcola un incremento del 6% del rischio di morte per ogni causa , del 12%
per le malattie cardiovascolari, e del 14% per cancro del polmone, per
esposizione a lungo termine ad un aumento di 10 microg/m3 di PM 2.5. ( Pope AC
Cardiovascular mortality and long term exposure to particulate matter air
pollution. Circulation, 109: 71-77 (2004); and Pope AC Lung cancer,
cardiopulmonary mortality, and long term exposure ti fine air pollution. Journal
of American Medical Association, 287:1132-1141(2002).
Un lavoro scientifico molto serio e ponderoso, pubblicato recentemente,
nel febbraio del 2007, sulla più
prestigiosa rivista di medicina del mondo:( the New England Journal of Medicine,
Volume 356:447-458
February 1, 2007 Number 5: Long-Term Exposure to Air Pollution and Incidence of
Cardiovascular Events in Women.
10
Kristin A. Milleret ha dimostrato evidenze che sono destinate a
stravolgere in maniera profonda il nostro modo di pensare al progresso, all’
inquinamento, e alla prevenzione delle malattie cardiovascolari, che sono la
prima causa di morte nei Paesi Occidentali.
Gli autori hanno dimostrato infatti che nelle donne in età
postmenopausale per ogni incremento di 10
microgrammi/m3 di PM 2.5 si ha un aumento della mortalità per infarto del 76% e
per ictus dell’ 83%.
Nelle città del nord Italia questi valori devono essere moltiplicati per 3-6
volte, essendo mediamente molto
più elevate le concentrazioni di polveri sottili.
(Uno studio multicentrico attualmente in corso nella Comunità Europea ha
messo in evidenza come le 3 città Italiane prese in studio siano ai primi 3
posti fra le città europee in quanto ad inquinamento da PM 2.5).
Lo stesso studio ha inoltre dimostrato che i dati riguardanti le polveri
grossolane (PM10) non sono invece
correlati ad importanti effetti cardiovascolari.
OZONO
La produzione di ozono dipende in larga misura dall’ azione della radiazione
solare, che nella nostra
provincia rappresenta un problema paragonabile a quello delle regioni dell’
Italia Meridionale, ed esalta
pertanto la produzione di questo inquinante secondario, rispetto, ad esempio,
alla pianura padana.
•
NO2+O2=NO+O3 (per l’ azione catalizzante delle radiazioni solari): causa un
deterioramento della
funzione polmonare. Provoca attacchi di asma.
Radiazioni ionizzanti
• Le centrali termoelettriche a carbone possono produrre un aumento della dose
di radioattività alla
popolazione per:
• Rilascio in atmosfera di radon e polveri arricchite in radionuclidi
• Vendita di ceneri come materiale per edilizia APAT marzo 2004
• Il nuovo gruppo a carbone, consumando 1 milione di ton/anno di carbone in più,
produrrà altre
230.000 ton/anno di ceneri di carbone, per le quali è già prevista da Tirreno
Power la vendita a
cementifici.
Per quanto riguarda le radiazioni ionizzanti, l’ affermazione che “non emergono
particolari problemi legati a
radiazioni ionizzanti e non ionizzanti” è priva di ogni fondamento, non
corredata da alcuna misurazione in
loco, non convalidata da alcuna citazione bibliografica.
Al contrario i dati della letteratura scientifica internazionale sulle
radiazioni ionizzanti dovute ai radionuclidi
naturali presenti nelle ceneri di carbone è particolarmente allarmante.
• la legge italiana prescrive un limite massimo di esposizione
radioattiva di 10 microSv/persona/anno per le popolazioni residenti nei pressi
di un insediamento nucleare.
(A titolo esemplificativo la dose di radiazioni assorbite con una radiografia
del torace è di 20 microSv. )
A questo proposito si ricorda che i radionuclidi naturali si concentrano
prevalentemente nelle polveri più fini, per cui, a fronte di una riduzione
dichiarata del 3.2% delle polveri dovuto ad una maggiore efficienza dei
filtri, corrisponderà inevitabilmente, vista la maggior quantità di carbone
bruciato (circa 1 milione di
tonnellata annue ), per un effetto che potremmo definire di “distillazione”, una
maggiore emissione di
radionuclidi nell’ ambiente.
Esposizione lavorativa
• 210Pb è stato rinvenuto nelle urine di un gruppo di lavoratori di
centrali a carbone, e sono
state rilevate negli stessi aberrazioni cromosomiche Bauman Sci Total Environ
1981
• Nei lavoratori delle c.a carb. la percentuale di aberrazioni genetiche
era maggiore rispetto al
gruppo di controllo Bauman Radiat. Environ Biophys, 1980
• Aumentata frequenza di aberrazioni cromosomiche nei lavoratori esposti
alle ceneri di
carbone, principalmente a causa della radioattività.
British Occupational Hygiene Society 1997
• In Irlanda la dose annuale di radiazioni nei lavoratori delle centrali
a torba è di 150 microSv
( 10 microSv dose massima per legge intorno ad insediamenti nucleari).
T. Radiology Prot., 2005 Misurazioni dei contaminanti radioattivi nel terreno
circostante a centrali a carbone.
• “Le concentrazioni di 235U e 226Ra negli strati superficiali del suolo
sono maggiori di 4.7 volte
rispetto agli strati più profondi non contaminati… è stata riscontrata una
elevata emanazione di
222Rn dagli strati contaminati”
J ENVIRON RADIACT 2002 : SIGNIFICANT RADIOACTIVE CONTAMINATION OF SOIL
AROUND A COAL-FIRED THERMAL POWER PLANT
• Incremento della dose naturale alla popolazione di 56microSv/anno
(circa 6 volte superiore
ai limiti di legge, a partire dallo sviluppo embrionale). J Environ Radioact.
2002.
• Incremento nel raggio di 20 km da 48 a 0 microSv/anno, definito
significativo in termini qualitativi e quantitativi Radiat Prot dosimetry, 2004
• Incremento di circa 12 microSv/anno per centrali da 250 a 1000 MW
Health Phys 1984
• L’ esposizione individuale annua per inalazione, ingestione,ed
irradiazione esterna è di 100 microSV/anno ( 10 volte il limite superiore
consentito per legge). Oxford University Press
In
conclusione:
• La letteratura scientifica riporta una maggiore esposizione alle radiazioni,
sia fra i lavoratori delle centrali a carbone, sia fra gli abitanti intorno alle
centrali a carbone ( fino a 10 – 15 volte superiore ai limiti della legge
Italiana per l’ esposizione in eccesso rispetto alla radioattività naturale di
fondo).
• Non vi sono pareri univoci sull’ entità del pericolo, ma vi è un comune
accordo sul superamento di tali limiti ( da 24 a 120 microSv / persona / anno ,
cioè da 2.4 a 12 volte i limiti massimi ammessi per le popolazioni residenti nei
pressi di una centrale nucleare).
(Energy system and the environment, Committee on the Environment, Agricolture,
and Local and Regional Affairs, Council of Europe, 20 March 2005).
( E’ ovvio che non sia prudente comunque da 1 a 6 Rx torace/anno ad ogni bambino
sin dalla
nascita o ad ogni donna gravida senza un preciso motivo diagnostico).
Ricordiamo a questo proposito che l’ esposizione a radiazioni ionizzanti
possa essere responsabile di
tumori, leucemie, anemie, aberrazioni cromosomiche, sterilità.
• Non vi è alcuna soglia sulla dose di radiazione, al di sopra della quale
l’effetto si manifesta, ma al di sotto no;
• tutte le dosi assorbite da un organo sono completamente additive,
• non vi è alcun meccanismo di recupero o riparo biologico alle radiazioni.
E’ prevedibile un notevole incremento delle emissioni di isotopi radioattivi
naturali con le ceneri, in quanto si utilizzeranno 1 milione di tonnellate/anno
di carbone in più.
Desta
ancora più preoccupazione la quantità di isotopi radioattivi che saranno
emessi in atmosfera, in quanto, per la loro tendenza a concentrarsi nelle
polveri più sottili, a parità di polveri emesse, la quantità di radioisotopi
aumenterà per le più piccole dimensioni delle polveri stesse.
A
causa della lunga emivita di alcuni isotopi radioattivi naturali, anche di
decine di migliaia di anni, il loro
accumulo nell’ ambiente si incrementa di anno in anno. ( APAT, marzo 2004 )
MONITORAGGIO
I dati di monitoraggio si riferiscono all’ anno 2001, durante il quale la
centrale, come ancora oggi, aveva 2
gruppi su 4 chiusi per ristruttuturazione. E’ evidente come tali dati non siano
affatto rappresentativi di quello
che avverrà dopo l’ entrata in funzione dei 2 gruppi a gas naturale.
In
particolare:
• nel 2007 per l’ attivazione dei gruppi a gas naturale di Vado Ligure (760 MW)
la produzione di particolato fine aumenterà in maniera considerevole (
prevedibile una produzione per il solo particolato primario intorno alle 150 –
250 t/anno).
• 1)C. Monn et al., Atmos Environ., 1995,29,610
• 2) Gazzetta Ufficiale delle Comunità Europee, n. 12, 17 genn. 2003
• 3) California Energy Commission 2002
LA
RETE DI MONITORAGGIO DELLA CENTRALE DI VADO LIGURE
La scienza negli ultimi decenni ha fatto notevoli progressi nello stabilire il
nesso fra inquinamento ed effetti sulla salute, ed ha individuato nelle polveri
fini ( respirabili o PM 2.5 ) uno degli aspetti sicuramente prevalenti.
In seguito i Paesi più progrediti hanno gradatamente adeguato le loro leggi in
materia ambientale a queste
acquisizioni scientifiche.
Negli USA, per esempio, la legge prevede che dal 17 dicembre 2006 siano
fissati limiti di inquinamento da PM 2.5 ( 15 microgr./m3 ), ritenendo la
precedente legislazione, che imponeva la misurazione delle PM 10, non più
adeguata a tutelare in maniera sufficiente la salute dei cittadini.
Naturalmente anche le metodiche di misura delle polveri deve essere adeguata, in
quanto le apparecchiature che rilevano le PM10 non sono in grado di rilevare le
PM 2.5.
In effetti in tutto il mondo , oggigiorno, vengono effettuate misure diverse e
specifiche per PT, PM10,
Minore è la dimensione del particolato, maggiore è la difficoltà nella
misura. ( Armaroli, Po: centrali
termoelettriche a gas naturale. Produzione di articolato primario e secondario,
La Chimica e l’ Industria,
Novembre 2003 ).
Nel 2003 è entrato in vigore un metodo di riferimento provvisorio per il
campionamento e la misurazione
del PM2.5, valido su tutto il territorio della Unione Europea ( Gazzetta
Ufficiale delle Comunità Europee, n.
12, 17 gennaio 2003
Il tentativo di stimare l’ entità di PM 2.5 moltiplicando il valore PM10 per
0.6 non è considerato adeguato
principalmente perché vi sono fonti di PM2.5 che non producono PM10 (come ad
esempio le centrali a gas
naturale), da cui deriverebbe una sottostima delle PM2.5.
Infatti “La gran parte (95%) del particolato primario prodotto dalla
combustione del gas naturale in turbina
rientra nella categoria PM2.5”. ( California Energy Commission )
I dati della Commissione Europea per il gas naturale parlano addirittura
di polveri con diametro dell’ ordine
di 1 micron o inferiori (PM1). ( Draft for Second Position Paper on Particulate
Matter, Clean Air for Europe
Working Group on Particulate Matter, The European Commission, Agosto 2003 ).
Ebbene, sembra che per Tirreno Power il tempo si sia fermato agli anni ’70,
in cui si misurava soltanto il PTS (particolate totale sospeso).
Nel progetto presentato non si fa alcun cenno a queste problematiche di
rilevanza centrale ed inderogabile, come se 30 anni di progresso tecnico -
scientifico e di prese di posizione dei principali enti di protezione della
salute ( dall’ Organizzazione Mondiale della Sanità all’ Agenzia Statunitense
per la Protezione dell’Ambiente, all’ Agenzia Europea per l’ Ambiente ) non
avessero alcun peso.
E’ evidente come la rete di monitoraggio della centrale di Vado Ligure non
sia assolutamente adeguata a rispondere a requisiti minimi di monitoraggio
ambientale, in particolare per la sua incapacità di monitorare PM10 e PM 2.5, ma
soltanto le polveri totali ( PTS ), la cui misura è destituita di ogni
significatività.
Sulla base di queste profonde e fondamentali carenze di Tirreno Power non è
possibile instaurare un
ragionamento tecnico-scientifico serio.
La stessa Tirreno Power non può pensare di produrre dati così
macroscopicamente contrastanti con l’evidenza scientifica fidandosi forse
sulla scarsa preparazione tecnico-scientifica di chi legge il progetto.
In particolare in questo modo il contributo in particolato dovuto al gruppo a
gas naturale viene totalmente ignorato, consentendo di dichiarare un contributo
pati a 0 (zero) t/a.
BIOMONITORAGGIO
La campagna di biomonitoraggio affidata a Tirrenopower non è eseguita da enti
terzi ma dalla stessa azienda il cui operato deve essere giudicato: il
controllato è anche il controllore di se stesso.
Questo procedimento dimostra un conflitto di interessi che difficilmente
potrebbe essere accettato in un
consesso scientifico.
A parte queste considerazioni di principio, appare molto grave che non
vengano riportati e tenuti in adeguata considerazione i dati dalle campagne di
studio sui licheni che sono state condotte negli ultimi 2 decenni da USL 7,
università di Trieste, Università di Genova e Arpal, che sempre invariabilmente
hanno dimostrato la cattiva qualità dell’ aria nel comprensorio.
D’ altronde riportare i suddetti lavori significherebbe ammettere un impatto
talmente grave della centrale
sull’ ambiente circostante da troncare sul nascere ogni possibilità di
discussione realistica sulla compatibilità ambientale di una tale struttura.
Come
esempio si può citare il rilevamento dell’ ARPAL del 1998:
• “Nel complesso la situazione presenta un alto grado di alterazione: buona
parte dell’area presenta condizioni della qualità dell’aria paragonabili a
quelle delle aree maggiormente inquinate della pianura Padana”.
• “Nella valle di Vado si evidenzia una situazione ambientale fortemente
degradata, estesa anche alle prime colline fino a Segno e Piano.” (Rilevamento
ARPAL del 98).
MISURAZIONI DELLE CENTRALINE
Anche i dati di qualità dell’ aria ottenuti dalle centraline di rilevamento non
forniscono la garanzia di
rispecchiare la reale situazione ambientale in quanto:
• E’ dubbia la qualità dei rilievi vista la fonte (Tirreno Power) ed il
conseguente conflitto di interessi.
• La mancata misurazione delle PM 10 contravviene a precise misure
legislative già in vigore dal 2002
• La mancata misurazione delle PM 2.5, che negli USA avviene già dagli
anni ’80, ci priva delle
informazioni più preziose per il rischio sanitario.
• In definitiva si può affermare che la situazione delle centraline di
rilevamento della qualità dell’aria della Provincia di Savona sia rimasta
indietro di alcuni decenni rispetto al quadro internazionale, almeno per quanto
riguarda le Nazioni piu’ avanzate dell’ Europa e del Nord America.
SALUTE PUBBLICA
Fig. 1
Da: International Agency for Research on Cancer ( IARC ) : “Cancer incidence in
5 continents” ( VIII
edizione ):
“L’ Italia presenta per i maschi i tassi di mortalità standardizzata per cancro
del polmone più alti a
livello mondiale, maggiori anche della media europea e del Nord America”.
Il cancro del polmone è responsabile del 30% delle morti per cancro nei maschi.
• I dati dell’Isituto
Superiore della Sanità dimostrano come la Liguria sia una delle regioni con
la più elevata mortalità standardizzata d’ Italia per tumore del polmone nei
maschi e nelle femmine
( Fig.2-3)
Per quanto riguarda i dati di mortalità, il documento di riferimento più
recente, più adeguato e specifico
attualmente disponibile è “L’ Atlante della Mortalità in Provincia di Savona
1988 - 1998” redatto dall’ IST di
.
• L’ Atlante della mortalità della Provincia di Savona 1988 – 1998 ( IST Genova
) dimostra che:
• “la mortalità totale dell’ intera provincia è significativamente più elevata
rispetto alla media regionale in entrambi i sessi”,
• “La mortalità del comune di Savona per tumori maligni è significativamente più
elevata rispetto alla media regionale in entrambi i sessi”
•• “Non vi sono aree in tutta la P SV con valori inferiori rispetto alla media
regionale concordanti in entrambi i sessi.
Come si può
notare, l’ indice di mortalità standardizzata su 100.000 abitanti per
tumore del polmone nei maschi in Italia è di 54.6, in Provincia di Savona è
di 83.5, nel comune di Savona 97.6, con un picco di 112.3 a Vado Ligure.
In base a questi dati si può stimare, rispetto al periodo preso in
osservazione dallo studio, un eccesso di mortalità rispetto alla media nazionale
in P. Sv di 429 decessi fra i maschi.
Non va meglio per le femmine, dove, a fronte di una mortalità
standardizzata pari a 7.9 per 100.000 abitanti in Italia, la Provincia di Savona
raggiunge valori superiori al doppio ( 16.2), con valori ancora superiori nella
circoscrizione di Savona 4 ( 3 volte la media italiana ) e a Noli ( 4 volte la
media italiana).
Anche in questo caso si può stimare un rilevante eccesso di mortalità in
P. Sv rispetto alla media nazionale pari a 123 casi.
Trattandosi di valori medi di un periodo di 11 anni, su una popolazione
provinciale di circa 270000 abitanti, si tratta di parecchie centinaia di
decessi in più rispetto alla media Italiana, con un valore sicuramente
significativo dal punto di vista statistico.
Utilizzare i tassi di mortalità standardizzata anziché la mortalità grezza
consente di eliminare il fattore confondente derivante dall’ età media di una
popolazione, che ovviamente ha un gran peso nel determinare la mortalità, e
consente pertanto di confrontare i tassi di mortalità di province, regioni e
stati differenti.
• La PSV presenta tassi di mortalità per neoplasie maligne dell’apparato
emolinfopoietico più elevati rispetto alla media regionale nei maschi e nelle
femmine. ( rispettivamente + 13.3% e + 4%, nel Comune di Savona + 18.5% e +
17.5%).
• Ictus: Valori superiori alla media regionale in entrambi i sessi
nell’intera Provincia
• Maschi + 3.4%: + 154 decessi rispetto alla media regionale
• Femmine + 5.7%: + 207 decessi rispetto alla media regionale
• Sv1 +29.4% rispetto alla regione
• Sv +11%
rispetto alla regione ( + 93 decessi donne )
• “Valori superiori alla media regionale si riscontrano per le malattie
ischemiche del cuore in entrambi i sessi”
+ 258 morti rispetto alla media regionale fra i Maschi,
+ 244 decessi rispetto alla media regionale fra le Femmine
• “Le malattie respiratorie croniche ostruttive (asma, enfisema polmonare,
bronchite ronica) sono superiori per mortalità alla media regionale in entrambi
i sessi”:
• Maschi +9.5%: 60 decessi in più
• Femmine + 11.5%: 25 decessi in più Come si può constatare non si tratta di
3-4-casi in più, ma di numeri ben più consistenti.
• “si sono individuati come fattori di rischio :
• emissioni autoveicolari,
• riscaldamento domestico con combustibili fossili,
• emissioni di impianti (raffinerie, fonderie, centrali elettriche).”
( Fig. 5 ).
• “Le malattie
respiratorie croniche ostruttive (asma, enfisema polmonare, bronchite
cronica) sono superiori per mortalità alla media regionale in entrambi i sessi”:
• Maschi +9.5%: 60 decessi in più
• Femmine + 11.5%: 25 decessi in più
Come si può constatare non si tratta di 3-4-casi in più, ma di numeri ben più
consistenti.
• “si sono individuati come fattori di rischio :
• emissioni autoveicolari,
• riscaldamento domestico con combustibili fossili,
• emissioni di impianti (raffinerie, fonderie, centrali elettriche).”
Il possibile rapporto fra inquinamento dovuto alla centrale a carbone e
tumore del polmone è ben evidenziato
da un altro lavoro dell’ IST di Genova del 2004, che dimostra come il rischio
relativo (RR) di contrarre il tumore del polmone fra le femmine residenti
a Porto Venere sia doppio rispetto a quello delle donne residenti nel Comune di
La Spezia, e più che triplo rispetto alle donne residenti nelle zone rurali
della stessa Provincia, probabilmente a causa dell’ inquinamento dovuto alla
centrale a carbone di La Spezia che, attraverso i venti prevalenti di
tramontana, diffonde i suoi inquinanti proprio nella zona di Porto Venere, ove
gli studi di bioindicazione lichenica hanno rilevato elevate concentrazioni
degli stessi metalli pesanti che vengono liberati dalla combustione del carbone.
( Fig. 5 ).
V. FONTANA et al, dipartimento di epidemiologia ambientale dell’ Istituto
nazionale di ricerca sul cancro di Genova ( IST).TUMORI,90:181-185, 2004.Si
ricorda che l’aumento di mortalità per tumore del polmone nelle donne,
che avviene a Porto Venere così come a Savona, è particolarmente significativo
di rischio ambientale non lavorativo ma da inquinamento atmosferico.
Le aree più scure ( Spezia 5 e Porto Venere ) sono le più inquinate.
La direzione
prevalente dei venti (frecce) giustifica la più elevata concentrazione di
metalli pesanti provenienti dalla combustione del carbone rinvenuta nei licheni
a Porto Venere.
L’ area di Spezia 5 ospita la centrale elettrica a carbone.
“Lo studio ha dimostrato un chiaro incremento del trend di rischio fra maschi e
femmine man mano che si procede da Nord a Sud, che in gran parte corrisponde a
un gradiente di progressione dalla campagna alla città”. (Fig. 6)
“Gli
elevati valori di mortalità per cancro del polmone in SP5 ( RR 1,54%) e
Portovenere (RR 2,14) concorda con misurazioni indipendenti degli inquinanti
ambientali ottenute nelle stesse aree, e non può essere considerato un errore
statistico” (conclusione degli autori).
Gli stessi autori definiscono tali risultati non dipendenti da un errore
statistico, anche se il Comune di Porto Venere conta poche migliaia di abitanti.
A maggior ragione i dati di maggiore mortalità ottenuti in un decennio
per l’ intera Provincia di Savona (270000 abitanti ) non possono essere
considerati un “errore statistico”.
Tutti i dati sopra riportati, ricavati dagli studi dell’ IST, dimostrano come in
Provincia di Savona la mortalità per le principali malattie correlate all’
inquinamento atmosferico siano più elevate della media della Liguria, che è una
delle regioni più inquinate d’ Italia, che è a sua volta una delle Nazioni più
inquinate d’ Europa.
In definitiva possiamo al momento concludere che il dato certo è quello
di un grande aumento dei tumori del polmone e degli altri principali tumori in
provincia di Savona ed in particolare a Savona, sia per gli uomini
che per le donne, sia rispetto alla media regionale che alla media nazionale.
A tale proposito corre l’ obbligo di ricordare che:
• L’ effetto cancerogeno in genere si verifica dopo decenni.
• L’ effetto cancerogeno non si annulla completamente neppure dopo 30 anni dalla
sospensione della
esposizione agli agenti
I dati riguardanti le altre patologie non tumorali sono da ritenersi
scarsamente attendibili e necessiterebbero di studi molto più adeguati, eseguiti
da epidemiologi con l’ apporto indispensabile di specialisti pneumologi e
cardiologi, allo scopo di ottenere diagnosi corrette.
Per quanto riguarda poi malattie croniche di grande impatto sociale, ma
con bassa mortalità, come l’ asma, non possiamo certo basarci sui dati di
mortalità per descriverne l’ andamento.
Un dato è certo: l’ incidenza di asma negli ultimi 20 anni è
quadruplicato, circa il 50% di bambini soffre di
allergie respiratorie, l’allergia da pollini è più fraquente nelle città che
nelle zone rurali, pur essendo le
piante allergeniche, come ad esempio le graminacee, più diffuse al di fuori
delle città; e la causa di tutto ciò
non può imputarsi a fattori genetici, ma a fattori ambientali, ed in particolare
agli ossidi di azoto, all’ ozono
e alle PM 2.5.
In
mancanza di dati epidemiologici adeguati per la provincia di Savona sulle
malattie respiratorie, dobbiamo necessariamente rifarci ai dati della
letteratura scientifica, che ormai unanimemente concordano
su alcuni fatti:
Polveri sottili:
Effetti a breve termine:
• Forte correlazione fra episodi d’inquinamento atmosferico e
aumento del numero di ricoveri
ospedalieri , di attacchi di asma e di livelli di morte giornaliera.
• I valori di PM 2.5 sono migliori indicatori degli effetti sulla salute
rispetto ai valori di PM 10
Effetti a lungo termine:
• Nei neonati esposti a più alti livelli di PM 10 nei primi 2 mesi
di vita ( dati su 4 milioni di bambini),
la mortalità supera del 10% quella dei bambini esposti a livelli inferiori; le
morti improvvise
aumentano del 24%.
• Gli studi non indicano alcuna soglia al di sotto della quale l’
esposizione alle PM 2.5 possa essere
considerata sicura, con una crescita lineare che parte dal valore soglia zero.
• Un aumento di 10 microgrammi nella concentrazione media annua di PM 2.5
aumenta del 10 % la
mortalità totale ( WHO).
• Anche nelle città americane meno inquinate, con concentrazioni medie di
particelle sottili di 10
microgrammi/m3, la mortalità è aumentata del 5% ( U.S. Environment Protection
Agency.)
• E’ probabile che in Europa ogni anno centinaia di migliaia di ricoveri
ospedalieri e decine o centinaia di migliaia di morti siano causate dalle PM 2.5
( World Health Organization, 14 April
2005)
• Le PM 2.5 causano allergie, malattie cardiovascolari ( infarti del
miocardio, ischemie ed emorragie
cerebrali): + 10%, respiratorie (asma, bronchite cronica ostruttiva, enfisema
polmonare) ed aumentano l’ incidenza di cancro: + 14%.
CONCLUSIONI.
Le considerazioni riportate dalla Envisystem sulla salute pubblica
non sono soddisfacenti, sono assai scarne, tacciono su problematiche rilevanti
come quella delle PM 2.5 e sui valori di emissioni di radioisotopi
naturali.
In particolare le particelle fini (PM 2.5) non vengono mai citate in
tutti i 5 ponderosi volumi del
progetto, quando invece sono sicuramente il principale problema legato all’
impatto ambientale della
centrale di Vado-Quiliano.
I dati della letteratura scientifica a questo riguardo sono molto
allarmanti, e non si può risolvere il problema semplicemente
ignorandolo.
Si ricorda a titolo esemplificativo un esempio per tutti: la cancerogenicità
dell’ amianto.
Già molti anni prima che la legge proibisse in Italia l’ uso dell’ amianto,
era noto alla comunità scientifica il suo altissimo potere cancerogeno. Migliaia
di lavoratori e loro famigliari sono stati ugualmente esposti agli effetti
cancerogeni di tale sostanza e ne stanno pagando adesso le massime
conseguenze, con un costante incremento di morti per mesotelioma maligno e
cancro del polmone, a causa dei ritardi legislativi, spesso giustificati da
logiche economiche e politiche non condivisibili.
Non è accettabile, adottando criteri di giudizio basati sull’
evidenza scientifica, una valutazione di impatto
ambientale che trascuri completamente alcuni dei dati più importanti riguardanti
gli effetti sulla salute dell’
insediamento che si vuole andare a realizzare.
L’ utilizzazione di centraline obsolete per il monitoraggio degli
inquinanti ( misurazione del PTS ) è indice della mancanza di volontà di
ottenere dati veramente rispondenti al problema della salvaguardia della salute
dei cittadini, ed ulteriore chiaro elemento di carenza del progetto.
Negli
scenari emissivi si considera pari a 0 (zero) l’ emissione di polveri dalla
centrale e turbogas, quando ormai da oltre dieci anni è noto che le centrali a
turbogas producono PM 2.5 in ragione di circa la metà delle emissioni di NOx e
di SO2. (Cons. d’ EU 1998).
La produzione di PM 2.5 di una centrale a gas è pari a circa 1/3 di quella di
una centrale a
carbone.(Cons. d’ Eu ).
In base a questi elementi attualmente incontestabili, perché acquisiti
dalle maggiori organizzazioni sanitarie ed ambientali mondiali ( WHO, U. S.
E.P.A., Commissione ambiente e salute pubblica della comunità Europea ), in
seguito alla pubblicazione di numerosi studi scientifici a riguardo, i dati
forniti nel progetto Tirreno Power sugli scenari emissivi sono da considerarsi
enormemente difformi dalla realtà, perché trascurano nei loro calcoli le PM 2.5
e inaccettabili per una seria valutazione di impatto ambientale.
Scenario post operam ( secondo Tirreno Power):
non tiene conto delle PM 2.5 che sono il principale fattore nocivo per l’
uomo.
Scenario post operam
( calcolato in base alle acquisizioni tecnico - scientifiche attualmente
condivise a
livello mondiale che considerano la produzione di polveri sottili secondarie
PM”2.5)
Pertanto uno dei cardini fondamentali sui quali Tirreno Power basa la
legittimità della sua richiesta di
ampliamento, e cioè la riduzione del 3.2% dell’ inquinamento da polveri rispetto
alla situazione
attualmente dichiarata ( 158 t/anno), non è accoglibile, essendo invece
dimostrato un incremento di
polveri (principalmente PM 2.5, le più pericolose per la salute umana) di oltre
il 3000% ( Circa 4903.8
t/a).
In realtà l’
immissione in atmosfera di polveri fini aumenterà in maniera intollerabile già
con l’
entrata in funzione dei gruppi a Turbogas (di circa 473.3 t/a, cioè un aumento
del 280% delle emissioni di polveri attualmente dichiarate).
L’
emissione reale di PM 2.5 è però valutabile intorno a 4089.3 t/a.
(Gruppi a carbone attualmente in funzione più turbogas).
• A fine opera l’ emissione in atmosfera di PM 2.5 sarà maggiore di 30 volte
rispetto a quella
attualmente dichiarata (4903.8 ton/anno,non153), e comunque pari al 26.7% in più
rispetto
alle emissioni che si possono ritenere più attendibili allo stato attuale.
rapporto del Comitato di Scienza e Tecnologia dell’ Assembela Parlamentare del
Consiglio d’ Europa, nel documento del 9.7.1998 ( FINE – PARTICLE EMISSIONS AND
HUMAN HEALTH )
• Per fare un confronto, la quantità totale di PM 10 prodotte dal Comune di
Savona
(traffico+industrie+porto + riscaldamento) è di 100 ton/anno.
CONCLUSIONI
• Il progetto di ampliamento della centrale si basa su dati confutabili in base
alle acquisizioni scientifiche piu’ recenti e fatte proprie dai maggiori Enti
Scientifici mondiali (OMS, US EPA, EU).
La centrale produrrà molto più inquinamento di quello che promette, segnatamente
particolato
sottile: oltre 30 volte (3000%) in più( contro il 3.2% in meno dichiarato).
• Questi dati sono già noti da anni nel mondo scientifico e nelle grandi
istituzioni sanitarie mondiali,
ma nel progetto non si citano, né si prova a confutarli. ( Questo perché ci si
scontrerebbe contro dati
basati sull’ evidenza scientifica ).
L’ uso di tecnologie innovative che ha consentito e consentirà sempre più di
abbattere gli inquinanti più
grossolani e perciò visibili ad occhio nudo ( i pennacchi delle ciminiere, le
ceneri che si depositano sui
davanzali ) avrà sicuramente un impatto positivo sulla “percezione” dell’
inquinamento da parte degli
abitanti, i quali si sentiranno in qualche modo rassicurati dal non osservare
più gli effetti macroscopici dell’
inquinamento.
Questo fenomeno sta portando però verso un fenomeno più insidioso e più temibile
che è quello della totale
“non percezione” del problema del particolato di dimensioni minori, invisibile,
ma più nocivo per la salute,
con il rischio reale di diminuire la pressione dei cittadini sugli enti locali
per la salvaguardia dall’nquinamento, non più visibilmente percepibile
visivamente.
Gli
stessi Enti Locali, in mancanza di una adeguata informazione tecnico
scientifica, potrebbero per lo stesso motivo essere indotti ad abbassare la
guardia in termini di controlli e prevenzione.
Su questa mancanza di consapevolezza sembra voler fare perno Tirreno Power
per spingere il suo progetto di ampliamento, che viene definito come
“migliorativo per l’ impatto ambientale e sanitario”.
In base a tutti i dati basati sull’ evidenza sopra citati, con
particolare riferimento ai capitoli PM 2.5, e all’
elevata mortalità per malattie neoplastiche e cardio-respiratorie in Provincia
di Savona rispetto alla media
regionale e nazionale, si ritiene che il progetto di ampliamento della centrale
Tirreno Power di Vado -
Quiliano sia inaccettabile e non possa superare la Valutazione di Impatto
Ambientale.
Si ritiene inoltre che, in base agli stessi dati, l’ attuale situazione che
prevede il funzionamento concomitante
di due gruppi a carbone da 330 MW ciascuno e di un Gruppo a Turbogas da 760 MW,
producendo migliaia
di tonnellate di PM 2.5 primarie e secondarie, e molti altri importanti
inquinanti come metalli pesanti, isotopi
radioattivi naturali, idrocarburi policiclici aromatici, formaldeide, NOx, SOx,
rappresenti ancora attualmente,
nonostante i lavori di “ambientalizzazione” già eseguiti, un importante
fattore di rischio per la salute dei
cittadini della Provincia di Savona.
Dottor Paolo Franceschi
[Dottor Paolo Franceschi - Medico Chirurgo - Specialista in Tisiologia e
Malattie dell’ Apparato Respiratorio
Dirigente Medico Ospedaliero - Struttura Semplice di Pneumologia - Dipartimento
di Medicina Interna,
Ematologia ed Oncologia - Via Viarzo 26/a -17047 Quiliano (Sv). ]
N. B.
In merito alla perizia l’ autore della controperizia scrive a titolo personale,
e non in nome dell’azienda di cui è dipendente.
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Altri
approfondimenti sulle connessioni violacee alla strategia della MORTE:
Tirreno Power: lettera aperta all’Ing. De Benedetti
Fonte: savonaponente.com =
http://www.savonaeponente.com/2010/08/24/tirreno-power-lettera-aperta-dalling-de-benedetti/
Un’iniziativa che parte dalla libreria Ubik di Savona, ma che ha coinvolto
(anche fattivamente) numerosissimi savonesi appartenenti ai mondi della
medicina, giornalismo, associazionismo e così via. E’ una lettera rivolta
all’ing. De Benedetti, a cui hanno già dato la loro adesione numerose autorevoli
personalità nazionali.
Sono 10 domande sul perchè la ditta Tirreno Power (controllata attraverso
Sorgenia dallo stesso De Benedetti) vuole ampliare la centrale a carbone di
Savona, contro ogni logica democratica (contro il volere del 90% della
cittadinanza, dei Partiti, di tutti i Comuni, della Regione, dell’Ordine dei
Medici, di tutto l’Associazionismo) e ambientale (dopo 40 anni di dati
drammatici in termini di mortalità e di inquinamento nella nostra città, con
migliaia di morti in più rispetto alla media regionale). Un documento frutto
del faticoso lavoro di sintesi di molti esperti, amministratori, medici,
giornalisti, associazioni e comitati.
E’ una battaglia di civiltà, e per la vita.
Da settembre la dirigenza Tirreno Power vuole decidere per l’ampliamento,
incurante della contrarietà della comunità savonese.
http://www.savonaeponente.com/2010/08/24/tirreno-power-lettera-aperta-dalling-de-benedetti/