In merito a quanto si scrive e si legge
sui vari media in questi mesi a
proposito dell’insediamento a Casale
Monferrato dell'impianto DTT di
sperimentazione della fusione nucleare
ci permettiamo di segnalare alcuni
aspetti che non pare siano stati
adeguatamente considerati nelle note e
dichiarazioni di amministratori e
cittadini che meriterebbero qualche
riflessione.
Non solo Trizio
Oltre al Trizio segnalato come
radioattivo, va anche considerata la
presenza di Deuterio chimicamente quasi
identico all'idrogeno che a temperatura
e pressione ambiente forma un gas di
molecole biatomiche: 2H2 o D2.analogo al
di idroegeno. Questa molecola non è
propriamente innocua.
Il diidrogeno essendo circa quindici
volte più leggero dell'aria fu il
principale gas utilizzato per anni negli
aerostati e nei dirigibili, ma dopo il
disastro del 6 maggio 1937 del
dirigibile Hindenburg , riempito per
l’appunto di idrogeno, che provocò la
morte di 35 passeggeri, fu riconosciuta
la pericolosità del gas passando al più
inerte elio, anche se è più pesante
dell'idrogeno e meno efficace per il
“galleggiamento” delle aeronavi
nell’aria.
Il diidrogeno è infatti un gas altamente
infiammabile e brucia in aria, con la
quale forma miscele esplosive a
concentrazioni dal 4 al 74,5% a
pressione atmosferica. Basta liberare
una fuga di H2 a contatto con O2 per
innescare una violenta esplosione oppure
una fiamma invisibile e pericolosa che
produce acqua in gas.
Le miscele di diidrogeno detonano molto
facilmente a seguito di semplici
scintille o, se in alta concentrazione
di reagenti, anche solo per mezzo della
luce solare in quanto il gas reagisce
violentemente e spontaneamente con
qualsiasi sostanza ossidante. La
temperatura di autoignizione del
diidrogeno in aria (21% di O2) è di 500
°C circa. Le fiamme di diossigeno e
diidrogeno puro sono invisibili
all'occhio umano; per questo motivo, è
difficile identificare visivamente se
una fuga di diidrogeno sta bruciando.
Anche l’acqua pesante o ossido di
deuterio D2O è tossica per molte specie
fra cui l'uomo.
E le
norme cosa dicono?
E’ il caso poi di ricordare che in
Italia esiste una normativa sugli
impianti industriali che risale a prima
della guerra ed ancora vigente.
Il Regio decreto 27 luglio 1934 n°1265
(Testo unico delle leggi sanitarie) che
all’art. 216 recita:
Le manifatture o fabbriche che producono
vapori, gas o altre esalazioni insalubri
o che possono riuscire in altro modo
pericolose alla salute degli abitanti
sono indicate in un elenco diviso in due
classi.
La prima classe comprende quelle che
debbono essere isolate nelle campagne e
tenute lontane dalle abitazioni; la
seconda, quelle che esigono speciali
cautele per la incolumità del vicinato.
(…)
Una industria o manifattura la quale sia
inserita nella prima classe, può essere
permessa nell'abitato, quante volte
l'industriale che l'esercita provi che,
per l'introduzione di nuovi metodi o
speciali cautele, il suo esercizio non
reca nocumento alla salute del vicinato.
Se andiamo a vedere la prima classe
dell’elenco, (per capirci quello delle
fabbriche che dovrebbero essere isolate
nella campagne) pubblicato con il "D.M.
5 settembre 1994: Elenco delle industrie
insalubri di cui all'art. 216 del testo
unico delle leggi sanitarie” vedremo fra
le sostanze chimiche in prima classe
compare alla voce 74: Idrogeno: -
produzione, impiego, deposito e fra le
attività industriali sempre in prima
classe alla voce 13: Impianti e
laboratori nucleari: impianti nucleari
di potenza e di ricerca; impianti, per
il trattamento dei combustibili
nucleari; impianti per la preparazione,
fabbricazione di materie fissili e
combustibili nucleari; laboratori ad
alto livello di attività
Forse è anche per questo che sia la
centrale Fermi di Trino che i laboratori
Sorin di Saluggia siano ubicati fuori
dai centri abitati?
Forse per questo macelli e salumifici,
inceneritori, scuderie, maneggi,
depositi e demolizioni di autoveicoli,
alcune della trentina di attività
industriali di prima classe non si
trovano (o non si dovrebbero trovare) in
città?
Vedremo se dopo aver vietato i
salumifici in città verrà consentita la
realizzazione di impianti nucleari
Il Regolamento d’igiene del Comune di
Casale ricalca poi quelle norme:
ARTICOLO 119.
La Giunta, su parere conforme
dell'Ufficiale Sanitario, potrà
permettere che sia mantenuta
nell'abitato
un'industria, manifattura o fabbrica,
iscritta nella 1^ classe (industria da
isolarsi), quando risulti accertato che,
per l'introduzione di nuovi metodi e di
speciali cautele, l'esercizio di essa
non nuoce alla salute del vicinato.
(articolo 68 (5° alinea) del Testo Unico
Leggi Sanitarie 1 Agosto 1907 n. 636).
ARTICOLO 120.
Distanza dall'abitato delle industrie
insalubri.
Tanto la distanza dall'abitato quanto le
cautele da adottarsi a difesa della
pubblica salute, per le industrie,
manifattura o fabbriche attivande
contemplate nell'art. 119, saranno di
volta in volta stabilite dal Sindaco,
sentito l'Ufficiale Sanitario ed il Capo
dell'Ufficio d'Arte, ciascuno secondo la
sua competenza.
ARTICOLO 121.
Chiusura delle fabbriche ed
allontanamento dei depositi insalubri.
La Giunta, su proposta dell'Ufficiale
Sanitario, potrà ordinare la chiusura
dei predetti stabilimenti e
l'allontanamento dei depositi insalubri
o pericolosi salvo, nei casi d'urgenza,
le facoltà attribuite al Sindaco
dall'art. 151 della Legge Comunale e
Provinciale. (art. 94 del Regolamento
Generale Sanitario 3
Febbraio 1901, n. 45).
Segnaliamo ancora per la realizzazione
delle opere previste si dovranno prima
seguire procedure stabilite dalle leggi
per la loro approvazione che prevedono,
una volta redatti i progetti, che questi
passino il vaglio di una apposita
Conferenze di Servizi e della
Valutazione di Impatto Ambientale (VIA)
in cui tutti i soggetti preposti al
rilascio di permessi, autorizzazioni o
nulla osta comunque denominati, si
esprimeranno in merito.
Giova ricordare anche che il Decreto
legislativo 3 aprile 2006, n. 152- Norme
in materia ambientale è stato modificato
in varie parti nel 2017 ed il
particolare all’art 24-bis promuove la
cosiddetta Inchiesta pubblica. Così
recita detto articolo:
1. L’autorità competente può disporre
che la consultazione del pubblico di cui
all’articolo 24, comma 3,
primo periodo, si svolga nelle forme
dell’inchiesta pubblica, con oneri a
carico del proponente, nel rispetto del
termine massimo di novanta giorni (ndr
dalla pubblicazione del progetti).
L'inchiesta si conclude con una
relazione sui lavori svolti ed un
giudizio sui risultati emersi,
predisposti dall’autorità competente1.
Siamo certi che le diverse
amministrazioni coinvolte, a partire dal
Comune di Casale, in attuazione dei
principi di trasparenza e
partecipazione, attueranno tutti i
dispositivi che le leggi mettono a
disposizione in tal senso.
________________________________________________
[(1) Così introdotto dall'art. 13, comma
2, d.lgs. n. 104 del 2017]
Un po’ di memoria
Ci sembra doveroso spendere anche alcune
parole sulla storia più o meno recente
in fatto di insediamenti produttivi che
avrebbero dovuto far decollare
l’economia Casalese.
Una storia ricca di casistica in tal
senso, e se le bugie hanno le gambe
corte, sarebbe bene che anche la memoria
non soffra di questo handicap
Cito alcuni casi accaduti: la centrale
nucleare di Trino e l’Eternit.
Basta leggersi gli articoli dell’epoca o
le testimonianze di chi ha vissuto quei
tempi per comprendere come sempre
l’insediamento di una grande azienda sia
stato accolto con favore e gioia proprio
per le sbandierate opportunità di lavoro
che offriva, spesso accompagnate da
suggestioni di un roseo futuro di
sviluppo e benessere per le comunità che
avessero ospitato l’insediamento.
Ecco cosa scriveva sulla centrale
atomica di Trino: “Nel 1956 allorché a
Casale ci si baloccava con l’alchimia
politica alla ricerca di sempre nuove
formule che assicurassero i – cadreghini- di palazzo San Giorgio ed
accontentassero nel contempo tutte le
tendenze, i partiti e le persone,
all’Amministrazione comunale di Trino,
che si preoccupava invece dello sviluppo
della cittadina, giungeva la notizia che
nella vicina Saluggia sarebbe stata
costruita una centra le elettrica ad
energia nucleare. (….)
La centrale Enrico Fermi installerà una
potenza di 165 mila kW e produrrà più di
un miliardo di kilowattora all’anno.
Cioè tanta energia pari alla metà di
quella occorrente ad una città come
Torino con tutti i suoi grandiosi
complessi industriali. L’opera costerà
40 miliardi, venti dei quali saranno
concessi in prestito dalla Export
Import Bank degli Stati Uniti. Per tre
anni sarà assicurato il lavoro ad alcune
migliaia di operai e Trino ne avrà un
notevolissimo beneficio e economico. A
lavori ultimati la cittadina vercellese
ed i suoi dintorni (speriamo che si
estendano fin o a Casale affinché anche
la nostra città possa raccogliere almeno
le briciole del lauto banchetto) potrà
beneficiare di una vicina sorgente di
energia che potrà permettere il fiorire
di altre industrie nella zona «
depressa”2.
Ed ancora: “Esaminata la vastissima
gamma di strumenti, dispositivi e
allarmi, è giocoforza assolvere
dall’imputazione di -attività
pericolosa- la Centrale di Trino, come
del resto le - confratelle -.
Forse in
futuro, costruendo impianti con reattori
veloci, le cose potrebbero cambiare. Il
loro combustibile sarà il plutonio, che
presenta una maggiore pericolosità.
Anche allora, prima di procedere ad
applicazioni di carattere industriale,
gli organi responsabili avranno
assicurato le necessarie garanzie di
sicurezza. Ma è questo un problema che
non tocca da vicino la nostra zona né il
prossimo decennio, non rientrando per
ora nei programmi a lunga scadenza della
Nazione.
A noi basterà sapere, per quanto attiene
alla - Enrico Fermi -, che la zona
circostante Trino non subirà mai
contaminazione radioattiva.
O meglio, come si usa dire
scherzosamente negli ambienti tecnici
«le mucche del Basso Monferrato non
produrranno mai il latte radioattivo”3.
L’opinione pubblica scoprirà in seguito
che qualche problema il nucleare in
Italia e nel mondo l’ha creato e lo sta
creando ancora oggi (pensiamo allo
smaltimento dei rifiuti radioattivi e al
decommissioning degli impianti).
Non ci pare nemmeno che Trino Vercellese
abbia cambiato il suo destino
economico-sociale grazie alla centrale:
basta vedere l’andamento della
popolazione in costante decrescita dal
1911: 12.542 abitanti, al 2017: soli
7.216.
E che dire della dolorosa quanto
vergognosa storia dell’Eternit: Nel 1907
nasce lo stabilimento ETERNIT di Casale
Monferrato, il più grande per manufatti
in cemento d’Europa con i suoi 94.000
metri quadrati di estensione, circa la
metà coperti, ha dato lavoro sino a 5
mila persone diminuite progressivamente
fino alla chiusura dello stabilimento
avvenuta nel 1986.
Ecco cosa scrive il casalese Giampaolo
Pansa: “Nel 1906 un pugno di
imprenditori genovesi, -i maledetti-
come ringhiava mia nonna Caterina,
impiantarono a Casale una fabbrica
all'avanguardia. Produceva tegole piane
fatte di cemento e di amianto, grazie al
brevetto di un austriaco. L'invenzione
venne chiamata Eternit poiché garantiva
una durata eterna del prodotto. Non era
una bufala dal momento che siamo ancora
circondati da quella robaccia vecchia di
un secolo.
Dalle tegole si passò alle
lastre ondulate. Poi ai tubi per gli
acquedotti e le fognature. E lo sviluppo
dell'azienda fu trionfale. Fu la nostra
Fiat. Lavorarci era un privilegio. Anche
perché le paghe erano un tantino più
alte che in altre aziende. I padri
chiedevano alla figlie in età da marito:
"Dove lavora questo tuo moroso?".
"All'Eternit" rispondeva la ragazza,
orgogliosa. "Allora sposalo" concludeva
il papà. E spiegava alla moglie: "Il
certificato di matrimonio avrà il valore
di una polizza a vita".
Se a Trino grandi cose non si sono viste
con la centrale, possiamo affermare che
Casale, col senno di poi, avrebbe
volentieri fatto a meno dell’Eternit.
Ultime memo la dedichiamo alle miniere
di marna nelle nostre colline, scavate
per produrre cemento e che hanno causato
la frana di interi paesi o alle varie
fabbriche che hanno allontanato i
contadini dai loro cascinali e dalle
loro terre salvo poi chiudere e
trasferirsi altrove, con il risultato di
aver marginalizzato un settore economico
senza averlo rimpiazzato con un altro.
Un errore che ci pare nell’astigiano ad
esempio, non è stato commesso.
Da qui una riflessione: forse lo
sviluppo non può essere figlio di
interventi estemporanei, improvvisati o
avventurosi, ma di un duratura politica
costantemente orientata a rafforzare
settori strategici trainanti
dell’economia. La logica del “tutto va
bene purché porti qualcosa” alla fine
non paga territorio e comunità.
Ancora un’ultima nota sui numeri. Nel
documento di 268 pagine pubblicato da
ENEA dal titolo: DTT: Divertor Tokamak
Test faciliy Project Proposal –
risalente al 2015, si scrive: “L’impatto
occupazionale previsto è rilevante,
almeno 150 persone coinvolte nelle
operazioni (50 % ricercatori e personale
qualificato, 50 % personale di
supporto).
E' inoltre
previsto un notevole numero di
lavoratori coinvolti nelle fasi di
costruzione ed operazione, senza contare
le opportunità per spin-off e
sub-appalti”.
Se così fosse è facile prevedere che i
ricercatori e personale qualifica
arriveranno prevalentemente da fuori e
limitati sarebbero i posti per i
casalesi a poche decine.
Ed anche in merito alla fasi di
costruzione c’è la possibilità, per
niente remota visti i contributi
pubblici che riceve il progetto, che si
debba fare un bando di gara
internazionale. Se per caso chi vincesse
l’appalto per la costruzione
dell’impianto da 500 milioni non fosse
una impresa locale, è presumibile gli
appaltatori utilizzeranno le loro
maestranze e poco resterebbe alle
imprese locali.
________________________________________________
(2) Il Monferrato - 20 luglio 1960
(3) Il Monferrato 30 marzo 1968
Prospettive di sviluppo
Merita anche spendere qualche riga per
evidenziare alcuni aspetti per niente
chiari. Abbiamo letto di 25 anni di
attività dell’impianto casalese oltre ai
sette per la sua costruzione.
Cercando di tenere sempre i piedi per
terra, segnaliamo che ITER (per cui il
DTT dovrebbe svolgere la sperimentazione
di alcuni importanti aspetti) è a sua
volta un reattore sperimentale.
Fra gli scopi principali di ITER:
- raggiungere una reazione di fusione
stabile: l’obiettivo è quello di
generare 500 MW prodotti per una durata
di circa 15-30 minuti, cercando così di
ricavare più energia di quelle immessa
per generarla
- dimostrare il controllo del plasma e
delle reazioni di fusione sono
conseguibili con trascurabili impatti
per l'ambiente;
- dimostrare la fattibilità della
produzione di trizio all'interno
dell’impianto in quanto
l'approvvigionamento mondiale di tritio
non è sufficiente a coprire le esigenze
delle future centrali elettriche.4
Se e quando ciò accadrà, l'energia in
eccesso ottenuta dalla reazione nucleare
non sarà immessa sulla rete elettrica,
né utilizzata per scopi commerciali.
Il costo stimato per ITER è, attualmente
a 18 miliardi di euro (n.d.r. Enea parla
di 20 miliardi), oltre il triplo di
quanto era stato stabilito nel 2005
quando partì il progetto. “Solo verso il
2040 potremo sapere se ITER è
l’innovazione radicale della prossima
era umana o soltanto una sperimentazione
destinata al fallimento”5.
Il compito di produrre energia elettrica
sfruttabile da utenze esterne è previsto
per il progetto successivo, chiamato
DEMO se naturalmente i problemi tecnici
oggi ancora irrisolti verranno superati.
DEMO sarà un progetto più grande e
costoso di ITER dato che sarà necessario
realizzare delle strutture sensibilmente
più complesse per la produzione del
trizio direttamente nell'impianto.
Inoltre, le necessità di efficienza
nella produzione di energia
costringeranno all'uso di refrigeranti
diversi dall'acqua utilizzata invece in
ITER, richiedendo per questo tecnologie
più avanzate e, quindi, più costose.
La complessità e soprattutto i costi
sono tali che per la prima volta nella
storia dell’umanità superano le capacità
delle singole superpotenze: “Realizzare
una centrale a fusione per il futuro
richiede un impegno costante a livello
scientifico, gestionale e finanziario
che nessun paese è in grado di garantire
da solo”6.
Consentiteci una riflessione: come
sarebbe bello se analoga collaborazione
fra le grandi potenze venisse utilizzata
anche per battere la fame nel mondo o
eliminare le cause antropiche che
distruggono gli equilibri ambientali o
anche semplicemente per ridurre gli
squilibri sociali, ricordiamo infatti
che mai nella storia è stata prodotta
tanta ricchezza e mai è stata registrata
tanta disparità fra ricchezza e povertà.
________________________________________________
(4) fonte: www.iter.org
(5)
Il Sole 24ore del 21 maggio 2017
(6) COMUNICAZIONE DELLA
COMMISSIONE AL PARLAMENTO EUROPEO E AL
CONSIGLIO CONTRIBUTO DELL'UE AL PROGETTO
ITER RIFORMATO {SWD(2017) 232 final}.
COM(2017) 319 final Bruxelles,
14.6.2017.
Ma il DTT previsto a Casale?
Alla base della DTT c’è la stessa
tecnologia impiegata per ITER, ma con in
più la possibilità di eseguire test
utilizzando tecniche brevettate
dall’ENEA. Alcuni parametri sono ormai
noti: intensità di corrente di 6 milioni
di Ampere; carico termico sui materiali
fino a 50 milioni di watt per metro
quadrato (oltre due volte la potenza di
un razzo al decollo); temperatura di
oltre 100 milioni di gradi; il divertore,
elemento chiave del tokamak e il più
“sollecitato” dalle altissime potenze,
composto di tungsteno o metalli liquidi,
rimovibili grazie a sistemi altamente
innovativi di remote handling (n.d.r.
comandi in remoto)
7.
Tralasciamo per ora gli altri aspetti
più generali e complessi del tipo:
Quanto tempo è realisticamente stimabile
per arrivare a fornire energia elettrica
all’utenza con la fusione nucleare. Il
rischio (o l’opportunità) è che ci
voglia troppo tempo, ed altre tecnologie
possano risolvere prima e meglio il
fabbisogno energetico. Estrapolando
l’esperienza ed i ritardi accumulati da
ITER è realistico presumere che questo
primo impianto, DEMO, se tutto va bene
solo verso la fine del secolo potrà
produrre energia elettrica per l’utenza.
I costi nessuno oggi li può conoscere,
ma riteniamo che alla fine saranno
dell’ordine del centinaio più che delle
decine di miliardi di euro.
Tutti questi aspetti interverranno nella
valutazione dei costi interni ed esterni
dell’impianto e sono quelli che
rientrano nella molto aleatoria analisi
detta dei - Costi-benefici- che pochi si
azzardano ad affrontare, ma che dovrebbe
essere la base di partenza per
giustificare ogni progetto.
Se emergesse che i problemi tecnici ed
economici che devono esser affrontati e
risolti dall’impianto sperimentale con
tutti i relativi laboratori di ricerca,
rendono non conveniente la filiera della
fusione nucleare, che accadrà degli
impianti realizzati e delle maestranze?
Il
problema dei costi eccessivi fu già
sollevato sia in ambito di commissione
europea che di commissione senatoriale.
In una comunicazione della Commissione
Europea del 2017 si afferma: “Il parco
nucleare in Europa sta invecchiando e
sono necessari investimenti ingenti per
estendere la durata di vita di alcuni
reattori (e migliorarne la sicurezza),
negli Stati membri che operano questa
scelta, per intraprendere le attività di
disattivazione previste e per stoccare a
lungo termine i rifiuti nucleari.
Gli investimenti sono anche necessari
per sostituire gli impianti nucleari
esistenti. Tali investimenti potrebbero
essere destinati anche in parte a nuove
centrali nucleari. L’importo totale
degli investimenti nel settore del ciclo
del combustibile nucleare, tra il 2015 e
il 2050, è stimato in 660-770 miliardi
di euro".
8
Venticinque trenta miliardi all’anno per
gestire l’invecchiamento dell’esistente
ciclo del combustibile nucleare a cui si
andranno ad aggiungere altri e più
onerosi costi nella ricerca sulla
fusione perché come si scrive: “Per
l'Europa il progetto (n.d.r. ITER)
simbolizza la capacità dell'UE di
assumere un ruolo guida a livello
mondiale nel settore della scienza e
delle tecnologie.
Se verrà trovata una soluzione efficace,
sistemica e duratura per assicurare la
buona governance e la sostenibilità
finanziaria, si potrà offrire un modello
per future cooperazioni a livello
mondiale sulle grandi sfide, quali
l'approvvigionamento energetico, poste
dal nostro stile di vita collettivo”9.
Concludiamo: comprendiamo l’ansia da
prestazioni politiche di molti partiti,
specie in vista della prevedibile
tornata elettorale primaverile, ma
crediamo non sia mai opportuno affidarsi
solo all’ “ottimismo della volontà”
scollegandola dal “pessimismo della
ragione” o come dicevano i nostri vecchi
“quand a sarà ura chi l’ha i ureggi ji
musta” tradotto: staremo a vedere.
6 dicembre 2017
Ing.
Enzo GINO
________________________________________________
(7) fonte:
www.enea.it del 17-10-2017.
(8) COMUNICAZIONE DELLA COMMISSIONE
Programma indicativo per il settore
nucleare presentato a norma
dell'articolo 40 del trattato Euratom -
Final (previo parere delCESE) {SWD(2017)
158 final}
(9) Bruxelles,
4.5.2010 COM(2010) 226 definitivo -
COMUNICAZIONE DELLA COMMISSIONE AL
PARLAMENTO EUROPEO E AL CONSIGLIO - Lo
stato di avanzamento di ITER e possibili
vie per il futuro.)
__________________________________________________________________________________________________________
Original Source:
Bulletin of the
Atomic Scientists -
Fusion reactors:
Not what they’re cracked up to be -
April
19 2017
Daniel Jassby was a
principal research physicist at the
Princeton Plasma Physics Lab until 1999.
For 25 years he worked in areas of
plasma physics and neutron production
related to fusion energy research and
development. He holds a PhD in
astrophysical sciences from Princeton
University.
Versione in Italiano:
traduzione di Massimo Greco - RNA Italy
__________________________________________________________________________________________________________
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Other related sources:
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☢ ☣ ☠ ☢ ☣ ☠ ☢ ☣ ☠ ☢ ☣ ☠ ☢ ☣ ☠ ☢ ☣
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Unusual Tritium Properties Extreme
mobility + exchangeability Extreme
mobility + exchangeability Sticks inside
us, and builds up Sticks inside us, and
builds up Very short range, so damage
depends on where in cell, eg close to
DNA Very short range, so damage depends
on where in cell, eg close to DNA
Tritium described as “weak”, but more
dangerous than “strong” emitters Tritium
described as “weak”, but more dangerous
than “strong” emitters RESULT: Official
models significantly underestimate its
doses and its dangers
Hazardous
Properties (after Dr Gerald Kirchner)
Tritium
= √ Carbon-14 = √ 1.large releases to
environment √ √ 2.rapid nuclide
transport and cycling in biosphere √√
3.high solubility √ 4.many environmental
pathways to humans √√ 5.rapid molecular
exchange rates (ie very fast intakes) √
6.high uptake to blood after intake √
7.organic binding in biota √√ 8.long
biological half-life in humans √√ 9.long
radiological half-life √√ 10.global
distribution √√ 11.long nuclide decay
chains with radiotoxic daughters 12.high
radiotoxicity (ie large dose coefficient) .
|
|
Radiobiology and
Epidemiology associated with exposure to
tritium - PDF Document -
Many studies (> 45) – endpoints include
cell transformation and mutation, cell
death, developmental changes, chromosome
damage and carcinogenesis Reference
radiation – recommend gamma Dose and
dose rate – should match (seldom do)
Recommend concurrent reference radiation
controls In vitro studies preferred
Carcinogenesis studies theoretically
best.
The risk of
leukaemia in young children from
exposure to tritium and carbon-14 in the
discharges of German nuclear power
stations and in the fallout from
atmospheric nuclear weapons testing
The study found a tendency for cases of
leukaemia to live closer to the nearest
nuclear power station than their matched
controls, producing an odds ratio that
was raised to a statistically
significant extent for residence within
5 km of a nuclear power station.
|
|
_______________________________________________________________________
about RNA:
★ RNA È l'UNICA realtà che coniuga
resistenza ambientalista Contro le
produttività NOCIVE con la messa in
discussione del modello di produzione
borghese e dei rapporti di forza
Capitale-Salario. ★ Dal 24 Settembre
2009: Questo è il taglio e la
motivazione RIGIDA e COERENTE che
DETERMINA ogni nostra "AZIONE", scelta
di Priorità, pubblicazione,
"condivisione" o presa di posizione.
|
|