Anche il Parlamento Europeo, nel corso
delle varie legislature, ha adottato
provvedimenti in materia di Nucleare che
i media italiani hanno reso pubblici, o
meno, a seconda delle convenienze del
momento.
"Il Parlamento europeo ha votato"
recita in modo roboante la prima pagina
di Stampa Sera del 9 Aprile 1987. Siamo
ad 1 anno da Chernobyl e mancano pochi
mesi al referendum che segnerà una
svolta nella politica energetica
italiana destinata a durare oltre un
ventennio. Gli industriali sono
notoriamente schierati pro-atomo e la
campagna di stampa suona evidente dalle
colonne di uno dei più importanti
quotidiani nazionali. Uno dei tanti,
TROPPI, quotidiani della famiglia
Agnelli.
Siamo anche nel pieno delle campagne "ce
lo chiede l'europa" e di quel martello
continuo e nauseabondo del linguaggio
politico-imprenditoriale che apriva ogni
discorso con la intro del "IN VISTA DEL
'92".....
«Il futuro energetico è nell'atomo»
STRASBURGO — Ad un anno da Cernobil,
l'Europarlamento ha detto «sì» al
nucleare.
Dopo un acceso dibattito, il campo dei
sostenitori dell'atomo ha vinto ieri
sera a Strasburgo la battaglia degli
emendamenti - Di stretta misura, il
centrodestra favorevole alle centrali
nucleari ha respinto diverse proposte
della sinistra in particolare di
socialisti e verdi, per una moratoria
sulla costruzione di nuove centrali
nucleari. Le risoluzioni approvate dagli
eurodeputati si pronunciano per un
proseguimento del pregrammi nucleari nei
Paesi della Comunità che hanno fatto la
scelta dell'atomo, condizionandolo
tuttavia a norme di sicurezza più
severe. Per Iniziativa della
«verde»
tedesca Bloch Von Biottniz, l'assemblea
si è tuttavia pronunciata per un
maggiore controllo degli alimenti
prodotti nelle regioni della Comunità
più colpite dalla nube radioattiva di
Cernobil. Il dibattito a Strasburgo ha
evidenziato comunque le spaccature fra 1
due blocchi, numericamente quasi
equivalenti dei sostenitori e degli
oppositori di uno sviluppo del nucleare.
Sintomaticamente il dibattito si era
aperto nell'aula strasburghese su due
documenti di base apertamente
divergenti: uno, approvato cori 13 voti
contro 9 dalla commissione Ambiente,
favorevole ad una moratoria nella
costruzione, di centrali nucleari,
l'altro, adottato con 15 «si» e 14 «no»
dalla commissione Energia, propugnatore
di uno sviluppo dei programmi nucleari
europei. Con alcune eccezioni, la linea
di demarcazione fra pro e contro è corsa
anche nell'Europarlamento lungo la
frontiera tradizionale fra destra a
sinistra: ma gli stessi Stati Cee sono
apparsi nettamente divisi Da un lato
Portogallo, Lussemburgo, Irlanda Grecia
e Danimarca non hanno, e non intendono
costruire, centrali nucleari Dall'altro
lo schieramento pro-nucleare guidato
dalla Francia, con il 64,8 per cento
della produzione totale di elettricità
fornita dal nucleare (il 78% per cento
nel Duemila). Il dibattito in seno al
Parlamento europeo si è soffermato a
lungo sugli insegnamenti che vengono dal
disastro nucleare di Cernobil. Come ha
affermato Mauro Chiabrando (dc),
'portavoce' nella commissione
parlamentare per l'Energia e la Ricerca,
«tali Incidenti ci impongono di
affrontare l'energia nucleare in modo
diverso dal passato».
Come in altre
circostanze, il quotidiano dimentica di
citare come hanno votato gli esponenti
del PCI. Anzi, ignora del tutto il
comportamento degli euro parlamentari
italiani.
Ma è in vista della mobilitazione dei
referendum che la grande borghesia
nazionale scende in campo con la sua
propaganda, non solo tramite i propri
quotidiani e servizi di carta stampata.
Ciò avviene anche attraverso le tv.
In piena crisi di governo (Cossiga dava
mandato esplorativo alla Iotti...) "LA
STAMPA" del 28 Marzo 1987 spinge l'
«Energia
a costi contenuti».
█▌«Gli
industriali per il nucleare»,
si allarma sulla
"dipendenza dal greggio", si richiama
alle necessità dell'industria, sviluppo
tecnologico ed economico che avrebbero
un futuro certo soltanto se vi sarà
sicurezza nell'approvvigionamento
energetico a "costi compatibili".
Si
da voce al consiglio direttivo
dell'Unione Industriale di Torino
che ha dato mandato al presidente
Giuseppe Pichetto di attivare
«un'organica
azione di chiarimento nei confronti
dell'opinione pubblica' su un argomento
troppo spesso strumentalizzato».
In altre parole, gli
imprenditori torinesi chiedono che
«sul
problema energetico non si alzino
inutili polveroni».
Ovvio che per "energia del presente" e
ancor più del futuro si debba intendere
quella nucleare. Questa è la consistenza
con cui gli imprenditori credono di
poter arginare ciò che ha scatenato
Chernobyl solo un anno prima e le
mobilitazioni che da lì a pochi mesi
porteranno all'ineluttabilità di quel
formidabile risultato referendario.
Si chiamano in causa e si
propongono disperatamente i maggiori
responsabili dell'industria francese (J.
C. Achille), tedesca (H. Kramer).
inglese (M. Vogel), il commissario della
Cee per l'Energia Nicolas Mosar e il
direttore di ricerca e sviluppo
dell'agenzia internazionale per
l'energia dell'Ocse, Pietro Caprioglio.
Ne emergono indicazioni in parte note:
nei dieci Paesi della Cee il nucleare è
diventato la seconda fonte energetica
dopo i combustibili fossili, dove
l'impiego del petrolio rappresenterebbe
soltanto un'infima percentuale del
totale.
Poi si arriva al solito
terrorismo:
"Se togliamo dallo scenario
energetico il nucleare l'Italia rischia
grosso".... Il presidente del
comitato di studio della Confindustria
per la ricerca e lo sviluppo, Carlo
Eugenio Rossi, aggiunge: «Con grande
preoccupazione si è assistito negli
ultimi anni ad un notevole aumento delle
importazioni di energia elettrica che
ormai si avvicinano ad essere pari a più
della metà della produzione
idroelettrica nazionale: Il nucleare
permetterebbe di contenere il deficit a
costi bassi e costanti. Punto critico,
la sicurezza.»
Il prof. Luigi Gonella
del Politecnico il quale invita «a
non fare di ogni erba una Cernobil».
Spiega: «i reattori del progetto
unificato nucleare sono dotati di un
doppio contenitore a tenuta di pressione
che racchiude l'intero reattore, inteso
a contenere ed abbattere eventuali
fuoruscite di materiale radioattivo».
Quindi un evento
catastrofico livello Cernobil
richiederebbe nelle centrali nostre «una
concomitanza accidentale tra la fusione
del nucleo e la distruzione, per cause
indipendenti, del sistema di
contenimento. La probabilità annua che
ciò avvenga è stimata a 1/100 milioni,
equivalente all'inarca, a quella della
caduta disastrosa di un meteorite.»
Aggiunge Gonella:
«La
tecnologia nucleare ha compiuto un
sostanziale balzo in avanti in materia
di sicurezza e l'industria italiana è
arrivata a padroneggiarla conquistandosi
anche una posizione di rilievo sul
mercato internazionale»...
▩ Affermazioni intrise di capziosità
tronfia, lontane anni luce dalla cronaca
dei loro stessi giornali e perfin anche
dalle previsioni statistiche, da
barzelletta, se si guarda alla
quotidianità endemica della più
colabrodesca delle "tecnologie".
Per ironia della sorte o per
malignità della cronaca, quasi
come da un'irriverente beffa
redazionale, a pochi cm dalla cronaca
dell'Unione Industriale di Torino, lo
stesso giornale riportava un evento
inquietante che oggi, in era internet,
avrebbe già fatto il giro del mondo in
tutte le lingue del pianeta:
█▌Al Politecnico uranio radioattivo.
Le barre furono acquistate negli Anni
60 per alimentare il «reattoduo»
dell'Ateneo.
In un sotterraneo, da oltre
vent'anni, due quintali di materiale
fissile - Quando l'impianto è stato
disattivato sono rimaste chiuse in un
armadio blindato - Ora l'Enea le
trasferirà in un'altra sede. Al
Politecnico se ne parla con un certo
imbarazzo. Non fa piacere ammettere che
in un sotterraneo dell'edificio sono
conservati, da oltre vent'anni, circa
due quintali di uranio radioattivo.
Possibile che il
materiale sia rimasto lì per tanto
tempo, potenziale fonte di pericolo per
«fughe» o incidenti? Perché non s'è
provveduto a trasferire le barre di
uranio in altre sedi, più sicure e
attrezzate?
«Calma»
— suggerisce 11 direttore del
dipartimento di Energetica, prof. Paolo
Anglesio, che ha ereditato dall'85
l'ingombrante deposito —,
«noi
non vogliamo né allarmare né
minimizzare, ma soltanto chiarire alcuni
punti. Va detto subito che non c'è alcun
motivo per preoccuparsi, le misure di
sicurezza ci tranquillizzano»
.
Va bene, ma perché e
quando sono finite al Politecnico le
barre di materiale radioattivo? Il
docente estrae da una cartellina alcuni
fogli dattiloscritti e ricostruisce la
storia del mini impianto nucleare
installato, a scopo didattico, nel
sotterraneo dell'edificio in corso Duca
degli Abruzzi. Per seguirne le vicende è
necessario un tuffo nel passato. Siamo
all'inizio degli Anni Sessanta, tempo di
boom economico e di fervore per
l'energia atomica.
Nel vari atenei è un
ribollire di studi ed esperimenti per
colmare ritardi e inserire anche il
nostro Paese sulla strada dell'energia
nucleare, in alternativa alle
tradizionali fonti non rinnovabili.
S'attrezza anche il nostro Politecnico,
su iniziativa del prof. Cesare Codegone,
un'autorità nel settore. Per preparare i
giovani, chiede e ottiene
l'installazione di un piccolo impianto
(battezzato il «reattorino») e il
materiale per alimentarlo. Si tratta
d'uranio, acquistato per 19 milioni
(valore Anni Sessanta), le cui barre
vengono imprigionate in due armadi,
posti nella stanza in cemento armato di
un sotterraneo, cui si accede da una
porta blindata. Il
«reattorino»
è una grossa «pentola», diametro di 2
metri, alta 4. Può sprigionare piccole
quantità d'energia.
Per
il Politecnico l'impianto è un fiore
all'occhiello, gli studenti considerano
un privilegio riuscire ad esercitarsi
nel laboratorio.
Ma l'entusiasmo iniziale
s'attenua nel tempo, e nei primi Anni
Settanta i docenti decidono di mettere
in quarantena il «reattorino».
Le barre di materiale
fissile vengono rinchiuse negli armadi.
Problema risolto?
Tutt'altro.
Qualcuno, ammettono al
Poli, avrebbe dovuto liberare subito i
locali dall'indesiderato ospite e
dall'acqua «inquinata» servita per il
raffreddamento del combustibile durante
le prove.
Non mancano i contatti con vari enti, ma
materiale e acqua rimangono al solito
posto per oltre dieci anni.
Il disastro di Cernobil,
oltre alla «nube», alla paura e alle
polemiche sul nucleare, ha l'effetto di
portare all'attenzione degli
amministratori dell'ateneo l'Ingombrante
presenza del materiale radioattivo.
Si prende contatto con i
tecnici dell'Enea per risolvere un primo
problema: dove scaricare l'acqua
contaminata.
Gli stessi dicono che il
liquido non ha consistenti tracce di
radioattività e può essere immesso nelle
fogne.
Scarico avvenuto lo
scorso autunno. E l'uranio? «Le barre
lasceranno il Politecnico al più presto
— rivela il prof. Anglesio —. l'Enea s'è
dichiarato disponibile a trasferirle in
una sede propria.
E' una misura
precauzionale, anche se i livelli di
radioattività accertati periodicamente
nei locali del reattorino sono
bassissimi».
Ma perché non s'è
provveduto prima a spostare le barre?
«Era preferibile
intervenire prima, anche se pericoli non
sono mai esistiti. Verso il nucleare ora
c'è una sensibilità morbosa,
parossistica, che la maggior parte di
noi docenti non condivide, ma di cui
prende atto.»
▩
Questa è la crema
della formazione e della ricerca
"scientifica" italiana che temeva di
perder denari e sovvenzioni dopo il
referendum....
Un anno dopo, nel 1988, e quindi pochi
mesi dopo il referendum troviamo questa
notizia sempre targata Bruxelles:
Il Parlamento europeo
approva una delibera sul rilancio della
ricerca "scientifica"nei Paesi Cee.
"AL CENTRO DI ISPRA 1500 MILIARDI"
Si tratta di una delibera
del Consiglio dei ministri della Cee che
"riorganizza, rilancia e rifinanzia il
Centro Comune di Ricerca" per cinque
anni. E ci fa capire e comprendere che,
nonostante il referendum, la vicenda
nucleare in Italia si ripropone in nome
del cosiddetto
«nucleare pulito».
Riporta sempre STAMPA
SERA:
Di questo «Centro» — costituito subito
dopo la firma dei trattati di Roma del
1957 — fanno parte quattro «centri
nazionali»: quello di Ispra, il più
importante, in Italia; Petten in
Olanda, Geel in Belgio e Karsruhe in
Germania.
Il Centro di Ispra,
dove lavora la stragrande maggioranza
delle 2260 persone, la cui
operazione sarà ora garantita per i
prossimi cinque anni, operava fino ad
ora per lo più nella ricerca della
fissione nucleare.
Ora il lavoro sarà invece
orientato anche verso altri settori,
come la radioprotezione, la tutela
dell'ambiente, la scienza e la
tecnologia dei materiali avanzati, le
norme tecniche e i metodi di misurazione
dei materiali di riferimento, ancora
la fissione nucleare ma limitatamente
alla sua sicurezza e alla gestione dei
residui radioattivi, l'avvio delle
ricerche sulla fusione termonucleare
controllata che sarà il nucleare
«pulito» del dopo il 2000 ed infine
lavori anche per conto terzi (industrie
private ed enti pubblici).
In totale vengono
stanziati, per cinque anni, 998 milioni
di Ecu, pari a 1500 miliardi di lire
italiane.
Nella discussione in aula
a Strasburgo della risoluzione Cee, che
poi è stata approvata, è intervenuto
l'euro-parlamentare piemontese Mauro
Chiabrando (è di Pinerolo) che, dopo
aver già fatto parte del gruppo di
lavoro sul rilancio e il finanziamento
dei Centri di ricerche, a nome del
Partito Popolare Europeo ha salutato con
grande soddisfazione «la fine di un
lungo e triste periodo di crisi di
questo importante strumento della
Comunità: crisi, scarsa operatività e
quindi spreco di pubbliche risorse che
avevano indotto taluni ambienti a
pronunciare pesanti giudizi fino ad
ipotizzare la chiusura dei Centri di
ricerche».
«Noi non abbiamo mai
condiviso — ha affermato l'on.
Chiabrando — questo modo di affrontare
il problema che consideravamo una fuga
di fronte alle responsabilità che
incidono sulle istituzioni comunitarie e
la rinuncia ad un grande capitale
scientifico, di esperienze
professionali, di attrezzature che si
era accumulato da quando i Centri di
Ricerche erano stati costituiti». L'on.
Chiabrando ha sottolineato come il nuovo
programma pluriennale potrà dare largo
respiro ai progetti di ricerca di Ispra
con l'augurio che si avvii una sorta di
attività di ricerca anche per conto
terzi. L'apertura del centro a
questa nuova esperienza deve però
rimanere limitata alla necessità di
inserire il Centro stesso nelle realtà
scientifiche comunitarie e non spingersi
oltre: vi sono infatti preoccupazioni,
da parte di alcuni Paesi membri, che
vedono questa apertura come la sola
vocazione futura, una sorta di
«privatizzazione». Il Centro dovrà
invece rimanere, sostanzialmente, un
organismo comunitario sovranazionale,
finanziato da fondi pubblici, per
una ricerca pubblica al servizio di
tutta la collettività, una specie di
«polo europeo» della ricerca a fronte
degli Stati Uniti, del Giappone e
dell'Unione Sovietica.
█▌
Gli effetti del Referendum si fanno
sentire già pochi giorni dopo quando i
tempi di dismissione della centrale di
Montalto, tra scandali e polemiche,
mostrano tutta la loro accelerazione. Va
osservato come l'ENEL non abbia mai
riconosciuto il verdetto del voto di
milioni di italiani e spesso tornerà
alla carica a più livelli ma ripiegando
sui business all'estero. Ma tra crisi di
governo frequentissime e spaccature
politiche accentuatesi dopo Chernobyl il
piano di dismissione che condurrà al
blocco definitivo per oltre un ventennio
dei piani nucleari diverrà inesorabile
fino agli scandali di Tangentopoli che
scoperchieranno anche le pentole vetuste
del nucleare come illustrato nel Volume
n.9.
24 anni dopo politica &
affari ritorneranno alla carica
formalmente con i governi Berlusconi
riaccendendo conflitti che apparivano
lontani, tra provvedimenti in "sordina"
e spinte anche frettolose volte a
sondare il terreno...
Il primo
grande segnale lo si ha nel 2003 con la
rivolta di Scanzano Ionico dove il
Governo Berlusconi decise di localizzare
il «cimitero» delle scorie nucleari e
radioattive sparse per il Paese.
Blocchi, barricate e presidi spaccarono
in due l'Italia.
La mobilitazione di tutti i lucani,
culminata nella grande manifestazione
ribattezzata «la marcia dei centomila»,
obbligò il Parlamento a cancellare il
nome di Scanzano Jonico nella
conversione in legge del decreto.
La vicenda del Deposito Nazionale, in
realtà, non rappresentava solo un
provvedimento volto a risolvere il
lascito disastroso della precedente
esperienza nucleare in fatto di scorie
radioattive. Essa era il primo passo
formale e concreto della "Seconda
Repubblica" nella riapertura dei
programmi nucleari. Infatti dopo una
momentanea "quiete".. il governo
Berlusconi tornerà sul nucleare già nel
2004 e successivamente con il Piano
Scajola.
Nel frattempo le nuove generazioni,
anche di politici e politicanti,
mostrano tutta la scarsità di memoria e
nel Paese si riapre un dibattito fatto
di discorsi vecchi, intrisi di banalità
produttivistiche, identiche, perfin
nelle virgole, a quelle delle cronache
filo-confindustriali degli anni 80.
È in questo
difficile clima che rinasce il nuovo
movimento antinucleare e le sinistre con
i DS-PD... che adottano le stesse
ambiguità di quasi un trentennio prima.
Il PD torna a ribollire di nuclearisti,
"possibilisti", di tanto in tanto "scappadibocca"
qualche posizione che trova eco e
polemiche sui giornali e TV ed anche
Internet.
La posizione del PD sul "nuovo nucleare"
diviene apparentemente critica di
Berlusconi nella forma ed
apologetico-inciucista nella sostanza.
Riassistiamo ai teatrini pre-Chernobyl
dove localmente si schiera con le
proteste, a livello nazionale ci si
astiene o si inciucia con Berlusconi e a
Livello Europeo si votano in sordina
tutti i provvedimenti nucleari coperti,
spesso, da un silenzio stampa che deve
fare i conti con l'era di Internet.
█▌
Il primo grande FATTO, omertato
come MAI prima dalla stampa e da tutti i
media, avviene a Strasburgo il 25
Novembre del 2009.
Siamo alla vigilia del Vertice Mondiale
di Copenhagen sul Clima. La nuova veste
del nuclearismo si spaccia e si impone
come soluzione "verde" e come
alternativa "pulita" ai combustibili
fossili.
La vicenda sul
voto "filonucleare" al Parlamento
Europeo è nata da una pubblica
interrogazione della Rete "Sortir du
nucléaire" (non una piccola associazione
localista ma un grande network
antinucleare francese ed Europeo)
rivolta alla direzione nazionale dei
Verdi Francesi di "Europe écologie".
Nel Comunicato stampa, datato 1 Dicembre
2009, ripreso ovunque in Francia
soprattutto fra i media ambientalisti (e
NON solo...), "Sortir du nucléaire"
chiedeva pubblicamente conto agli
europarlamentari verdi del perché di
tale voto che conteneva un emendamento
IN FAVORE DEL NUCLEARE.
Giustamente, a "Sortir Du Nucleaire" non
interessava il percorso, l'iter..., i
mal di pancia e i "distinguo"... e
poneva l'attenzione sul voto generale,
conclusivo. Insomma... quello che
conta... ! Infatti riportavano anche
link al testo (quello vero... del 25...
ed ovviamente ai votanti del voto
generale del 25).
RNA ha prontamente rilanciato questo
documento e poi lo ha anche tradotto.
Cosa che nessun altro ha fatto.
La notizia inizia quindi a circolare su
internet anche in Italia e subito emerge
che oltre ai francesi risultavano aver
votato a favore ANCHE alcuni nomi
"eccellenti" italiani.
Gli "alcuni" nomi diventano presto una
lista che riguarda pressoché la totalità
degli euro deputati italiani: Forza
Italia, PD e perfino quelli dell'IDV.
fra questi spiccano anche i nomi di
molti "renziano-rottamatori" di oggi.
Apriti cielo... tra quei nomi
c'era qualche innominabile caro ai
grillini : "E' tutto falso", "vi siete
inventati tutto"... addirittura i grandi
pretesi "tutori" dell'informazione
"corretta" e "dal basso"... hanno negato
per mesi l'esistenza dell'emendamento
sul nucleare e successivamente che
esistesse un voto generale sul 25
novembre (ed
ancora oggi fanno finta che non sia mai
esistito... magari facendo scomparire
ogni traccia).
E mentre in
Francia arrivava una risposta piu' o
meno diretta all'interrogazione di
"Sortir du nucléaire" dove "Europe
écologie" ammetteva di aver votato IL
TESTO DEFINITIVO di Strasburgo,
assumendosi le proprie responsabilità su
di una scelta probabilmente dettata da
valutazioni sul complesso della
risoluzione europea, su cui si può
dissentire o meno, in Italia si
scatenava il
negazionismo farabutto del popolo
più violaceo e soprano della rete. Un
atteggiamento che evocava le infamie di
sbirro berlingueriana memoria mentre
l'attivismo più legato al PD preferiva
la strategia opportunistica (quanto
comunque vigliacca) del silenzio.
Emerge
INFATTI che i verdi Francesi si sono
spaccati sul
voto finale (José BOVÉ, Michail
TREMOPOULOS si sono astenuti in dissenso
con la scelta del Partito...)
Bairbre de Brún che rappresenta una
componente ROSSO-VERDE all'interno del
parlamento europeo, sostenuta anche
dallo Sinn Féin... ha dichiarato
l'astensione dalla risoluzione Europea
in quanto contiene emendamento filo
nucleare:
The Confederal Group of the European
United Left / Nordic Green Left (GUE/NGL)
abstained from voting on the resolution
because the adopted text acknowledges
nuclear energy as part of the EU's
energy mix in the medium term. "As a
group we cannot allow the nuclear lobby
to be the winners in Copenhagen" MEP
Bairbre de Brún said:
Sopra: Il
video con la conferenza stampa dello
Sinn Féin
sul voto nuclearista di Strasburgo
diffuso in tutta Italia da RNA in
occasione dei Chernobyl Days del 2010.
Fra le poche
eccezioni che hanno infranto il muro
mafioso ed omertoso sulla vicenda di
Strasburgo del 25 Novembre 2009, oltre
ad RNA, vi è la testimonianza di
Carlo Vulpio che invitiamo a
leggere:
L'Italia
ringrazierà per sempre i suoi 57
italianuzzi (+ 7 furbi astenuti e/o
assenti) che a Strasburgo hanno votato a
favore della suppostina nucleare
“nascosta” nella risoluzione europea sui
cambiamenti climatici .
... e molto
tempo dopo perfino il Giornale di
Berlusconi ricorse alla vicenda ma per
farne operazione speculativa da
un'ottica tipicamente di DESTRA a pochi
giorni dal referendum del 2011 senza
neppure entrare tanto nel merito dei
Fatti:
«De Magistris e la banda dei furbetti
del nucleare
Dal neosindaco di Napoli alla
Serracchiani, dalla Toia a Vattimo: ora
sostengono il "sì", ma nel
2009 a Bruxelles votarono a favore della
costruzione di reattori in Europa»
█▌ La vicenda del 25
Novembre 2009 fu importante perché fece
da apripista ad una LINEA DI CONDOTTA
europea che troverà coerente conferma
negli anni successivi.
Nonostante il referendum del 2011 e
l'ennesima catastrofe di Fukushima,
molte
grandi firme,
con poche eccezioni, che per ragioni di
BOTTEGA OSCURA avevano, seppur all'ultim'ora,
sostenuto il verdetto antinucleare
italiano trovano puntualmente il modo di
esprimere le ragioni della loro
esistenza politica, ancora una volta a
Bruxelles,
nel Dicembre 2011 e nell'Aprile del
2012:
NUCLEARE - PARLAMENTO EUROPEO - IL PIU'
GRANDE STANZIAMENTO ALLE LOBBY NUCLEARI
DI TUTTI I TEMPI - ECCO COME HANNO
VOTATO GLI ITALIANI del 13 Dicembre
2011:
Bruxelles,
20.4.2012 - COM(2012) 184 final
- Ancora una volta RNA resta unica e
sola a darne notizia in Italia.
Revision of the multiannual financial
framework to address additional
financing needs of the ITER project
http://www.votewatch.eu/en/revision-of-the-multiannual-financial-framework-to-address-additional-financing-needs-of-the-iter-pr.html
Resta quindi
comprensibile ed accertabile perché,
nonostante il referendum del 2011, lobby
e botteghe della politica NON
aspetteranno altri 25 anni prima di
tornare alla carica sul nucleare e
le ragioni sono
anche documentate qui.
★ RNA È l'UNICA realtà che coniuga
resistenza ambientalista Contro le
produttività NOCIVE con la messa in
discussione del modello di produzione
borghese e dei rapporti di forza
Capitale-Salario. ★ Dal 24 Settembre
2009: Questo è il taglio e la
motivazione RIGIDA e COERENTE che
DETERMINA ogni nostra "AZIONE", scelta
di Priorità, pubblicazione,
"condivisione" o presa di posizione.
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