Dopo un tormentato dibattito, non privo
di sorprese per le insospettabili
defezioni, ha votato a favore la
maggioranza dei consiglieri, mentre si
sono espressi contro e si sono astenuti
una decina di diversa estrazione
politica.
▲ Torino – 6
Dicembre 1984
– Momento del corteo studentesco
antinucleare. Lo striscione gigantesco
dell’ARPIA (Associazione radicale per
l’informazione alternativa, dissidente,
espulsa dal PR poi nel 1986) recava la
digitura: “Se Passa il Nucleare PASSA la
tangente - Diciamo NO all'energia
Padrona". Alle spalle lo striscione
trasparente del Circolo Guernica della LCR (Lega Comunista
Rivoluzionaria) - Foto Gino Conti.
Ma i numeri dicono poco,
ciò che conta è che la centrale di Trino
Vercellese sarà costruita anche contro
la volontà delle popolazioni di quelle
aree che dovranno ospitarla.
Che vi fossero forti dissensi lo si
sapeva da tempo, ma quanto è accaduto
ieri mattina forse neppure gli
amministratori regionali più sensibili
agli umori dell' opposizione l' avevano
messo in conto.
Diversamente avrebbero evitato di
affrontare a quattro mesi dalla scadenza
elettorale la decisione su una scelta
che altre regioni italiane hanno
accantonato e non soltanto per puro
calcolo elettoralistico.
Anche in questo caso il Piemonte ha
voluto fare da battistrada su un terreno
carico di difficoltà ed ha cominciato a
pagare il prezzo di una lacerazione che
ha attraversato orizzontalmente quasi
tutte le forze politiche.
Già nella notte alcune centinaia di
persone avevano sfidato i rigori di un
inverno tra i più inclementi degli
ultimi vent' anni per organizzare un
sit-in di protesta davanti alla sede
dell' assemblea regionale, nella
centralissima via Alfieri.
◀
Torino – 6 Dicembre 1984 – manifestazione
presidio di fronte al Consiglio
regionale. Il corteo studentesco si è
concluso.
▲ Nella foto a sinistra
in alto.
Torino, 6 Dicembre 1984 –
Inizio del corteo studentesco
antinucleare. Di spalle… Gianni Vernetti
(divenuto poi capo gabinetto del governo
Prodi…) chiede inutilmente a Prometheo
Ownerless (oggi tra i promotori di RNA)
di rimuovere lo striscione dell’ARPIA
dalla testa del corteo.
Ecologisti, verdi, comitato per il
controllo delle scelte energetiche,
coltivatori diretti del vercellese,
risieri, ex-militanti Pdup, Dp, ex-Lotta
Continua, dissidenti comunisti e
socialisti: tutti avevano trascorso la
notte sotto decine di manifesti e
striscioni di protesta contro
l'insediamento nucleare.
"Oggi le risaie, domani il deserto",
"La giunta è come un ravanello, rossa di
fuori e bianca nel cervello".
Era questo il tenore del dissenso
scritto e nulla faceva temere il
peggio che invece si è verificato nelle
prime ore del mattino.
▲ Presidio
alla Regione Piemonte. Si Passa al
Blocco stradale. Mentre la giunta
Regionale del PCI vara la il
provvedimento FILO NUCLEARE.
[Foto Gino
Conti]
Verso le sette e trenta
gli ingressi di Palazzo Lascaris, sede
del Consiglio regionale, sono stati
transennati mentre folti cordoni di
polizia e carabinieri tenevano sotto
controllo le strade di accesso.
A quel punto i contestatori della
centrale erano alcune centinaia: seduti,
tranquilli, cantavano canzoni pacifiste,
limitandosi a sottolineare con applausi
chiaramente canzonatori gli arrivi dei
consiglieri che si supponevano a favore
della scelta nucleare.
Gli scontri sono esplosi con l'arrivo
del sindaco di Trino Vercellese, il
comunista De Maria.
▲ Torino, 5 Gennaio 1985
– Momento delle Cariche al Presidio del
Consiglio Regionale. [Foto Gino Conti]
Trino è uno dei tre
comuni dell' area interessata alla
centrale che hanno detto sì all'
insediamento nucleare; altri sette hanno
detto no e uno si è rifiutato di
esprimersi.
La polizia ha cercato di rompere i
cordoni dei dimostranti per far passare
alcuni consiglieri e per essere più
convincente ha cominciato a trascinare
alcune persone che sono state anche
pestate con calci e manganellate.
▲ Torino, 5 Gennaio 1985 – Altro momento
delle Cariche al Presidio del Consiglio
Regionale. [Foto Gino Conti]
"Cose che non si vedevano
più da anni" è stato il commento di
molte persone presenti. "Scene da
autunno caldo!".
Il pestaggio, incomprensibile e
ingiustificato anche perchè i
dimostranti non reagivano alle forze
dell' ordine, è andato avanti per
parecchio tempo.
Bilancio: due giovani feriti di cui una
ragazza ricoverata in ospedale con la
testa rotta, una decina di contusi e
tredici fermati.
Uno spettacolo che ha avuto echi in
consiglio regionale, quando l'
indipendente di sinistra Giuseppe
Reburdo ha chiesto - la proposta è stata
respinta - che una delegazione di
dimostranti fosse ammessa in aula per
assistere ai lavori del dibattito.
Poi la discussione. E' cominciata con la
relazione dell'assessore all'ecologia e
all'ambiente, il socialista Corrado
Calsolaro.
A quel momento l' opposizione alla
centrale contava appena un paio di
consiglieri, entrambi indipendenti di
sinistra.
◀
Torino, 5 Gennaio
1985 – Momento delle Cariche al Presidio
del Consiglio Regionale. La polizia
spranga anche manifestanti in
carrozzella. [Foto Gino Conti]
Col passare delle ore però molte
perplessità si sono trasformate in
aperto dissenso; alle 15 il plotone dei
contrari si era infoltito fino a dieci
consiglieri.
Di veramente compatti erano rimasti
soltanto i gruppi socialdemocratico e
repubblicano. Ma torniamo al dibattito.
L'indipendente di sinistra Corrado
Montefalchesi ha sollevato una
pregiudiziale sul metodo di
consultazione delle popolazioni locali,
che è stata respinta.
Quindi Calsolaro ha spiegato le ragioni
della scelta da parte della maggioranza
e le caratteristiche della centrale
nucleare: duemila megawatt di potenza
installata, secondo quanto prescritto
dal piano energetico nucleare.
"Sarebbe in grado", ha detto "di dare un
contributo annuo fino a dodici miliardi
di chilowattora, consentendo alla
regione di produrre sul suo territorio
buona parte dell' energia di cui ha
bisogno".
Calsolaro ha cercato anche di spiegare
le ragioni di questa scelta che ha avuto
il conforto del consigliere di
amministrazione dell' Enel, Giacomo
Caffarena, ma non è riuscito a
cancellare le perplessità esistenti nel
consiglio, o almeno in quella parte
delle forze politiche che, negli ultimi
mesi, di fronte ai tentennamenti delle
altre regioni italiane e al
rallentamento dei programmi nucleari da
parte di altre nazioni, ha perduto la
sicurezza nella inderogabile necessità
della scelta nucleare.
Gli interventi sono stati lo specchio
fedele di questa perplessità.
Due democristiani apertamente
dissidenti, altri tre legati alla
Coldiretti e perplessi; il capogruppo
socialista Moretti allineato "ma per
disciplina di partito"; contrari il
liberale Gerini e gli indipendenti
eletti nelle liste del Pci Ariotti e
Reburdo; astenuta la comunista Livia
Turco; rifiuto del voto da parte dei
missini; molti altri hanno detto sì a
denti stretti, sperando in cuor loro che
qualcosa impedisca la realizzazione
della centrale.
E già ieri si diceva che l' Enel
potrebbe bloccare questa scelta per via
degli eccessivi vincoli.
Infine si è votato e la realizzazione
della centrale è passata, mentre fuori,
intorno a Palazzo Luscaris la protesta
dei dimostranti aveva ripreso vigore:
questa volta con casse di uova destinate
ad assessori e consiglieri.
In serata un comitato di diimostranti ha
preso contatto con un avvocato per
valutare la possibilità di contestare la
legittimità della scelta.
di SALVATORE TROPEA
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