IL "NUCLEARE
BERLINGUERIANO" - Storia delle Mani in Pasta e del collaborazionismo.
★ Il "Nucleare di sinistra" in Italia e
non solo, tra Negazionismo, Mani in pasta,
CORRUZIONE e Collaborazionismo.
Dall'era delle Finte Opposizioni alla, per
finire, Redenzione
"di Governo".
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Non passa molto tempo dopo il referendum del
novembre 1987... che già un paio di mesi dopo
comincia a scoperchiarsi un pentolone di
scandali e corruzione che, in materia
"energetica" esploderà con tutta la sua cronaca
di veleni e spaccature nel corso della
tangentopoli degli anni 90.. Di tutto ciò la
"sinistra" rimuoverà presto ogni ricordo e
neppure le mobilitazioni "pre-Fukushima"
determinate dal decisionismo nuclearista di
Berlusconi permetteranno agli ambientalisti di
inquadrare un fenomeno che si ripresenta con gli
stessi inciuci di un trentennio prima e che
trova nei governi Prodi e D'Alema, ed anche
successivi, la massima espressione di un
sistema Unito e continuativo.
"SE PASSA IL NUCLEARE PASSA LA
TANGENTE", quell'imponente striscione
profetico
Torino, 6 Dicembre 1984. Ad un mese
dagli eventi del Gennaio 1985. Per la
prima volta nella storia delle
mobilitazioni antinucleari una imponente
manifestazione-corteo organizzata dai
comitati studenteschi. Spicca lo
striscione dell'"ARPIA", una sezione di
dissidenti radicali su posizioni di
sinistra rispetto alle derive del
partito di allora. Lo striscione reca la
scritta "Se passa il nucleare passa
la tangente"... "Diciamo NO
all'energia padrona".
Un messaggio giudicato troppo
"irriverente" da quanti confidavano
ancora in una possibilità di dialogo con
la giunta PCI della Regione... La
manifestazione si concluse in Via
Alfieri con un presidio al Consiglio
Regionale, luogo che un mese dopo sarà
teatro di scontri durante l'approvazione
definitiva del piano nucleare.
Il 28 Febbraio 2010 sul Messaggero, in
PRIMA PAGINA, compare un
emblematicissimo editoriale di
Romano Prodi. Il titolo è
roboante e coerentissimo con tutte le
manovre di sempre:
"Nucleare: tempi, costi e strategia.
La sfida di un treno che deve correre
forte"
Le
decisioni del governo hanno riaperto in
Italia il dibattito sull’energia
nucleare.
Non è facile dire cosa ne pensi
veramente l’opinione pubblica, e ancora
di più, che cosa vogliano veramente i
politici.
Essi si dividono infatti ferocemente fra
favorevoli e contrari ma si uniscono
comunque fraternamente nel non volere
nessun impianto nucleare di nessun tipo
né nella loro regione né, tantomeno, nel
loro collegio. Una schizofrenia così
profonda e radicata da obbligare il
rinvio di ogni decisione a dopo le
elezioni regionali.
Siamo ben lontani dalla situazione del
1955 quando l’ing. Valletta dichiarava,
nell’entusiasmo generale, che la Fiat
avrebbe costruito una centrale nucleare
nel parco del Valentino per fornire
energia ai propri impianti e a tutta la
città di Torino.
Ma siamo anche ben lontani dal 1987
quando oltre l’80% degli italiani , in
un grande referendum popolare, si
espresse contro il nucleare con la
successiva decisione di quasi tutto il
Parlamento di chiudere anche quelle
esistenti.
Io sono stato fra i pochi che hanno
votato a favore del nucleare.
L’ho fatto in piena coscienza,
per la convinzione che un Paese come
l’Italia non potesse e non dovesse
uscire da un settore in cui aveva
investito tante risorse e in cui,
tramite migliaia di tecnici e
scienziati, aveva accumulato
un’esperienza e posizioni di eccellenza
invidiate nel mondo.
Di tutto ciò è rimasto poco o nulla. Non
abbiamo più, checché se ne dica,
un’industria capace di costruire una
centrale.
Abbiamo smantellato la più parte delle
scuole specializzate in materia di
tecnologie nucleari e gli studenti di
ingegneria nucleare sono ridotti a poche
decine in tutto il Paese. Per decenni
infatti non avevano alcuna possibilità
di trovare un lavoro in questo campo in
Italia. Abbiamo infine cancellato tutte
le strutture pubbliche deputate a
controllare la sicurezza, dato che
l’ultima licenza concessa risale al 1971
e non abbiamo più le competenze nelle
istituzioni responsabili per le licenze
e le procedure di costruzione. Abbiamo,
in sintesi, distrutto quasi tutto il
sapere scientifico, gestionale,
industriale e istituzionale necessari
per costruire una filiera nucleare.
"La
sfida di un treno che deve correre
forte"...
Già...
Ma di quale "treno"
parlava Romano Prodi?
Da dove arrivava il treno di Romano
prodi?
Quali stazioni e percorsi
caratterizzavano la linea storica di
questo treno che Prodi descrive con
cotanta enfasi citando la FIAT ed il
referendum del 1987?
Ve lo diciamo noi cos'è e
da dove arriva il vetusto treno che il
leader dell'ex partito di Berlinguer...
voleva riproporre addirittura ad "alta
velocità".....
Ve lo diciamo noi quali
sono le "tratte" più "rappresentative"
del suo percorso storico...
Un treno che risale ai tempi di
Togliattigrad, passato più volte per
Torino, deragliato più volte come a
Chernobyl, Tangentopoli ed Arcore e che
dopo il passaggio per Fukushima ha
inaugurato la stazione dell'Expo 2015...
Abbiamo visto che il Grande Affaire
Nucleare oltre che di incontri e scontri
sul piano politico è stato anche un
affare di Lobby e pure di scandali dai
risvolti giudiziari fra cui il famoso
"Caso Zorzoli" e "Caso Ippolito" con i
loro risvolti giudiziari. Il PCI sarà il
primo ad adoperare la prassi di
berlusconiana e "craxiana" memoria
premiando il "silurato" inquisito con la
candidatura al Parlamento Europeo nel
1979...
Quello che molti (troppi) non sanno o
che troppo facilmente non ricordano
più.. è che una volta "chiusa" la
vicenda col referendum del 1987 si
aprirà quella di tangentopoli anche per
quanto riguarda il nucleare.
In questa sezione riesumeremo anche
cronache rimosse dalla memoria
collettiva dall'attitudine violacea alla
rimozione.
Tutto qui? Solo qualche partecipazione
azionaria di poche lire tanto per
ficcare il naso alle assemblee degli
azionisti? NO! E tangentopoli ci spiega
il perché di tanto accanimento "produttivista"
tra il 1981 ed il 1987.
È del gennaio 1988 il primo scandalo che
scopriamo essere collegato all'Italia.
Il quotidiano lobbistico della Famiglia
Agnelli lo presenta parlando già di
"Italian Connection" e "bustarelle" ma
poi si da un gran da fare a rimarcare
che l'Italia sarebbe solo
"inconsapevolmente" quanto
"indirettamente coinvolta"...
Si
allarga lo scandalo in Belgio,
indirettamente coinvolta la centrale di
Caorso
Il giallo
delle scorie nucleari scomparse
Traffici
di sostanze radioattive e bustarelle •
Secondo un settimanale belga il
materiale mancante sarebbe finito
nel Terzo Mondo
[La Stampa 9 gennaio
1988] DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
BRUXELLES — Potrebbe anche esserci una
«Italian
Connection», legata alla centrale di
Caorso, nello scandalo legato agli
illeciti traffici di scorie radioattive
fra Belgio e Germania
«L' affare
Transnuklear», dal nome dell'azienda
tedesca specializzata in quel genere di
trasporti, si allarga a macchia d'olio e
potrebbe toccare anche Francia e
Svizzera.
Peggio, il giro di
bustarelle (14 miliardi di lire, due
persone già spinte al suicidio negli
ultimi mesi) potrebbe anche toccare
Paesi come Pakistan e Libia, quindi
infiammarsi di risvolti politici.
Non si è ancora alle
certezze, ma a questo lavorano gli
inquirenti tedeschi e belgi: e bisogna
accontentarsi, come ha fatto ieri il
settimanale belga Le Vif, di raccogliere
fatti nuovi e suggerire ipotesi.
Secondo quanto rivela Le
Vif, l'Italia e Caorso non sarebbero che
involontari coprotagonisti di questa
vicenda. Il 10 luglio scorso è stato
firmato un contratto fra la Transnuklear
e il vicedirettore del centro di
riciclaggio nucleare di Mol, presso
Anversa, per il trattamento di talune
scorie provenienti da Caorso.
Mol, si ricorderà, è al cuore dello
scandalo: il suo direttore è stato
accusato di corruzione e licenziato.
Due consegne italiane
sono state fatte nei mesi seguenti: una
di 114 metri cubi, l'altra di 54. Altre
scorie dovevano arrivare, ma sono state
bloccate alla frontiera belga — spiega
il settimanale —
«in
seguito all'embargo sulle importazioni
decretato dalle autorità belghe dopo
l'affare Transnuklear».
Ci si domanda quindi se
le scorie di Caorso — come quelle
provenienti dalla centrale svizzera di
Muehl o dalle centrali francesi —
fossero regolari o se invece
rientrassero anch'esse nel grande gioco
internazionale della Transnuklear.
Già l'anno scorso
l'Italia era stata al centro di
interrogazioni parlamentari in merito
alla spedizione di scorie In Belgio: il
ministero dell'Energia aveva chiesto
spiegazioni a Mol, che se l'era cavata
con risposte vaghe.
Per quanto è stato finora
possibile stabilire — ma le indagini
sono ben lontane dalla conclusione — la
Transnuklear ha effettuato fra il 1982 e
il 1987 centinaia di trasporti fra le
centrali tedesche e Mol. Molti di quei
carichi, tuttora immagazzinati in
Belgio, sarebbero stati più radioattivi
di quanto dichiarassero i documenti
d'accompagnamento.
La stessa Transnuklear
avrebbe poi trasferito da Mol alla
Germania materiali ufficialmente «ricondizionati»
che erano, in realtà,
scorie belghe contenenti pericolose
quantità di plutonio e cobalto altamente
radioattivi. Finora sono stati
rintracciati in Germania 1942 fusti:
alcune centinaia più pericolosi di
quanto consentano le norme in vigore;
molti, si è scoperto, pieni di sabbia.
Di qui l'allarme: che è
stato delle sostanze dichiarate?
Sottolinea il settimanale
Le Vif che fin dall'inizio degli Anni
Ottanta — di fronte a una crisi
economica che ne minacciava e minaccia
tuttora la sopravvivenza — il centro di
Mol aveva tendenza ad accettare anche
scorie che i suoi impianti non sarebbero
poi stati in grado di riciclare. A Mol
erano anche disposti a un
«gioco
pericoloso» ricercando contratti con
Paesi «sensibili»
quali Libia e Pakistan.
Risulterà un giorno che
l'eventuale atomica di Gheddafi e del
generale Zia sono passate per Mol?
E' impossibile
affermarlo, almeno per ora: sta di fatto
che le tangenti pagate dalla
Transnuklear superano largamente i
vantaggi finora rivelati dalle indagini.
Certo è che
«l'affare»,
nato come squallida vicenda di
corruzione fra due Paesi confinanti, sta
assumendo proporzioni inattese.
Mercoledì scorso il
ministro tedesco dell'Ambiente, Klaus
Toepfer, è venuto a Bruxelles per
discuterne con il suo omologo belga,
Firmin Aerts. In seguito Toepfer ha
anche avuto contatti con la Commissione
Cee, che segue da vicino lo sviluppo
della vicenda e suggerisce ora
l'introduzione di norme comunitarie che
regolino il trasporto delle scorie a
medio e basso tenore di radioattività.
Fabio Galvano [La Stampa]
E ai primi del 1993..
dai titoli eclatanti si omette ogni
riferimento al nucleare ma leggendo la
cronaca relegata in OTTAVA pagina...
emerge TUTTA la consistenza
dell'economia fondata sul nucleare, di
tutta una Storia:
Domenica 17 Gennaio 1993
Interno LA STAMPA
Tangentopoli, negli ultimi due giorni
altri sei «eccellenti» a San Vittore
Arrestato un manager del pds
«Decapitati» gli aeroporti milanesi
MILANO.
Sembra di essere tornati
ai «vecchi tempi» dell'inchiesta
tangenti, con gli arresti a catena (e le
scarcerazioni, se l'interrogatorio
soddisfa i magistrati).
Così: tre in carcere venerdì, altri tre
ieri. Di uno, in realtà, si sapeva fin
dall'altro pomeriggio: ma è stato
materialmente fermato solo in tarda
serata, nella sua abitazione di Roma.
Non è un nome da poco: anzi, notissimo
tra chi si occupa di energia e ambiente.
Si tratta infatti di Gianbattista
Zorzoli, 60 anni, per molto tempo
(fino al '90) responsabile energia
del pci.
Non solo: docente al
Politecnico di Milano, collaboratore del
Cnr; consigliere di amministrazione del
Cnen (comitato per l'energia nucleare)
poi dell'Enea e, dall'82 fino al '91,
dell'Enel.
Proprio questo incarico
lo ha portato in carcere, con un'accusa
di concorso in concussione: secondo i
magistrati milanesi avrebbe intascato
tangenti «mascherandole» come consulenze
per una società del gruppo Acqua. Cioè
il gruppo dei fratelli Ottavio e
Giuseppe Pisante che con le loro
dichiarazioni (e con le loro cartelline,
su cui erano segnate le uscite in nero)
hanno portato agli ultimi arresti.
Assieme a Zorzoli,
trasferito da Roma, ieri sono entrati a
San Vittore anche Giovanni Cavalli, de,
presidente della società dell'aeroporto
di Orio al Serio (Bergamo), e Luciano
Bruzzi, 51 anni, membro del consiglio di
amministrazione della Sea. Al di là
delle apparenze (gli arresti hanno
decapitato gli aeroporti lombardi) si
tratta però di un giro di tangenti
(secondo l'accusa; regolari consulenze
per la difesa) tutte legate ad
appalti Enel.
Bruzzi ha seguito di un
solo giorno il suo neo-presidente,
Pierfranco Faletti, dando così un
ulteriore colpo all'immagine del pri
milanese: anche Bruzzi è infatti di area
repubblicana. E il partito, che
inizialmente aveva cercato di
minimizzare i rapporti con Faletti («Si
è sempre più allontanato da noi»), ieri
si è arreso di fronte all'evidenza: «Non
voglio certo nascondere che Faletti è
sempre stato vicino al pri - dice Enzo
Meani, capogruppo in Comune - stento a
credere ai capi di imputazione, che sono
gravissimi, e spero che possa
dimostrarsi estraneo. In questo momento,
in cui cadono molte certezze, è giusto
che si vada a fondo, ma con la massima
celerità possibile».
In quanto a questo, i
magistrati sono stati veloci: già ieri
hanno interrogato i primi tre arrestati.
Bartolomeo De Toma è stato sentito per
cinque ore, e non è finita: «Non ho
presentato istanza di scarcerazione -
spiega il suo legale, Corso Bovio perché
il pm Colombo vuole sentirlo ancora».
Non c'è da stu¬ pirsi: per i suoi
rapporti con i socialisti, è considerato
un uomo-chiave della vicenda. Un
«collettore» di tangenti: ma è un'accusa
che respinge; come respinge l'ipotesi di
aver costretto i fratelli Pisante a
pagare tangenti. «Ha spiegato i suoi
rapporti con il gruppo Acqua dice ancora
l'avvocato Bovio - la concussione non
esiste. In sostanza gli vengono
contestati i rapporti avuti con i
personaggi di quest'inchiesta».
Comunque è confermato che
di tangenti si tratta, «per centinaia di
milioni». Anche l'avvocato di Faletti,
Vittorio D'Aiello, ridimensiona la
posizione del suo assistito: «Gli viene
contestata una consulenza, peraltro
totalmente documentata».
E gli altri arrestati?
Saranno interrogati oggi, ma Zorzoli
ha fatto sapere che non c'entra.
Almeno in famiglia: «Vai pure a testa
alta - ha detto al figlio, mentre i
carabinieri lo portavano via - io sono a
posto».
Interrogatorio breve
invece, quello di Umberto Di Capua,
amministratore delegato della Abb.
Subito seguito dalla scarcerazione: «Ha
spiegato di essere totalmente estraneo -
dice il suo legale, Giuseppe Bana - non
ha pagato né ordinato di farlo; certo
non poteva impedirlo». Ma dietro il suo
rilascio ci sono anche problemi
familiari: durante la sua brevissima
prigionia, a Di Capua è morto il padre;
Gianbattista Zorzoli (foto sopra) A
sinistra Umberto Di Capua scarcerato
l'hanno interrogato subito ieri mattina,
in modo che potesse partecipare ai
funerali. Il gip ha deciso di
scarcerarlo con il parere favorevole
della procura: «Davanti al dolore non
c'è carcerazione», dice il pm di Pietro
davanti ai giornalisti. Con il tono e lo
sguardo da attore esperto.
Susanna Marzolla
Andiamo avanti...
8 Febbraio 1993:
Si rompe la diga delle
tangenti Enel forse oggi altra raffica
di «avvisi» a deputati
MILANO. Mazzette
per gli appalti della centrale di
Montalo di Castro, tangenti sul
risarcimento alle imprese bloccate dal
referendum antinucleare dell'87.
Incassavano su tutto gli amministratori
Enel. E altri due imprenditori, i primi
di una lunga serie, sono finiti in
carcere.
Si tratta di Mario Federici e Bruno
Lattanzi, amministratore e presidente
della Federici costruzioni di Roma.
Concorso in corruzione, l'accusa.
E in partenza dai magistrati che stanno
indagando su Tangentopoli ci sono almeno
altre due informazioni di garanzia
contro altrettanti parlamentari romani.
Ai primi venti posti tra
le imprese di costruzione, nel '90 un
fatturato attorno ai 260 miliardi, la
Federici pagava tangenti di centinaia di
milioni. Due gli episodi contestati
nelle cinque pagine del mandato di
cattura dai giudici di «Mani pulite». Il
primo episodio è relativo all'appalto
dei lavori per la costruzione della
centrale nucleare in provincia di
Viterbo: 300 milioni, la mazzetta pagata
secondo l'accusa. Il secondo episodio
contestato è per una tangente di 400
milioni..
Una
mazzetta per gli amministratori Enel sui
rimborsi per le imprese, decisi dallo
Stato dopo il referendum vinto dagli
antinuclearisti.
Referendum che aveva
bloccato tutti gli appalti. Affari a
nove zeri su Montalto di Castro. Budget
previsto: 9000 miliardi.
Al lavoro il consorzio
CCN: leadership Cogefar, non ancora
Fiat, allora presieduta da Franco
Nobili, andreottiano, oggi al verrtice
dell'IRI. E poi ancora: Pizzarotti di
Parma, Federici di Roma, gli arresti di
ieri.
A illuminare i giudici
sull'altra storia dell'Enel, quella
delle tangenti e delle consorterie
politiche, sono, per ora, due ex
amministratori: Pierfranco Faletti,
nomina pri, e Valerio Bitetto,
socialista molto vicino a Craxi.
Entrambi hanno ricostruito anni e anni
di appalti, bustarelle e intrallazzi con
il mondo politico.
Non si salva nessuno.
E dai verbali spunta la Fiat, l'Ansaldo,
la Belleli di Mantova, la Tosi di
Legnano, e altri ancora.
Un pentolone infinito che
i giudici milanesi hanno appena
scoperchiato. E i magistrati di
Tangentopoli stanno preparando altri
mandati di cattura da eseguire nei
prossimi giorni.
Ancora imprenditori?
Amministratori Enel? Politici?
Dopo 115 arresti eseguiti
c'è solo da aspettare. Sì, porta
lontano il filone Enel.
E l'attuale presidente,
Franco Viezzoli, nomina dc, mette le
mani avanti. Comunica, attraverso i suoi
legali, di voler «querelare chi ha
pubblicato notizie non vere e i giudici
volano da Fiorini GINEVRA.
[Nuova trasferta
svizzera dei giudici milanesi a caccia
di conti cifrati, tangenti, versamenti
ultramiliardiari, transitati tra
Tangentopoli e i forzieri elvetici.
Appuntamento al carcere Champ Dollon
dove dallo scorso autunno è detenuto
Florio Fiorini, finanziere d'assalto
inquisito per la bancarotta della sua
holding Sasesa, uomo arrivato a fine
corsa, ma ancora depositario di segreti
che scottano, primo fra tutti quello che
riguarda il conto Protezione su cui
Calvi, tra l'80 e l'81, versò 7 milioni
di dollari. Un conto, dicono oggi le
rivelazioni raccolte dai giudici di Mani
Pulite, che sarebbe stato intestato al
grande faccendiere di Craxi, Larini. E
che lega lo scandalo delle tangenti a
quella lunga serie di intrecci tra
finanza e politica che portano i nomi di
inchieste mai concluse: fondi neri Eni
Petronim, crack Ambrosiano, P2.]
«La verità, tutta la
verità deve venire alla luce», chiede
Giacomo Mancini, ex segretario psi,
«nemico» di Bettino Craxi.
E aggiunge: «Forse si corre qualche
pericolo, ma il discorso sulla
corruzione e sulle tangenti pagate e
riscosse per la centrale a carbone di
Gioia Tauro non può restare
confinato nei verbali degli
interrogatori dei giudici milanesi».
Continua Mancini: «Negli
interrogatori degli amministratori
dell'Enel sono citati nomi, località ed
importi. Se si vuole, ormai tutti i veli
possono cadere».
Ritorna alla centrale
Enel di Gioia Tauro, l'ex segretario del
partito socialista. E conclude: «La
Calabria ha pagato un prezzo enorme nel
corso dell'ultimo decennio. Gli
interventi proposti o imposti non erano
finalizzati ad obiettivi di progresso,
ma al contrario al pagamento di tangenti
con importi da capogiro. Amministratori
degli enti pubblici e segreterie dei
partiti hanno lucrato somme esorbitanti
sulla pelle della regione più debole e
meno sviluppata».
Ma non c'è solo l'Enel
nel mirino dei giudici.
Computer portatile nero
sulla scrivania, verbali e carte
ovunque, Piercamillo Davigo lavora anche
di domenica. E forse già oggi si vedrà
il risultato. Almeno le due informazioni
di garanzia contro i parlamentari romani
potrebbero essere recapitate in
giornata. Segue anche l'arretrato il
giudice Davigo. E a lui spetta il
compito di preparare le ultime 14
richieste di autorizzazione a procedere,
contro deputati e senatori già
«avvisati», richieste di autorizzazione
che il Parlamento aspetta.
Articolo a firma di Fabio
Poletti
Ciclone
tangenti
su «Trino 2»
I
vercellesi Francesco Radaelli e Roberto
Rosso saranno sentiti domani mattina,
come testi, dal procuratore aggiunto
Maddalena.
Si parla
di una «mazzetta» da 12 miliardi pagata
a big politici TRINO.
La bufera
«Tangentopoli» sul cantiere di Leri
Cavour.
Il
procuratore aggiunto Marcello Maddalena,
che indaga su presunte mazzette pagate
per la costruzione dell'impianto a ciclo
combinato, ha convocato a Torino per
domani mattina Francesco Radaelli, ex
consigliere comunale de confluito nel
Patto Segni, e Roberto Rosso, trinese,
ex vicesegretario regionale della
democrazia cristiana, per anni vicino al
big torinese Vito Bonsignore.
La
convocazione, secondo la formula di
rito, parla di «essere sentito in
qualità di teste».
Su cosa?
Una
presunta supertangente concordata in
30-35 miliardi, 12 dei quali già versati
ad esponenti politici di primissimo
piano pare di de, psi e pri. Si parla di
parlamentari (sembra due democristiani
ed altrettanti socialisti), esponenti
politici locali e non, forse addirittura
un ex ministro dell'Industria: nomi
(anche se per ora sono solo
pettegolezzi) alcuni già noti mentre
altri sarebbero personaggi eccellenti
finora mai coinvolti in inchieste di
mazzette.
Francesco
Radaelli conferma solo la convocazione
ricevuta:
«Lunedì
sarò sentito dal procuratore Maddalena.
Cosa mi chiederà? Non ne ho la minima
idea, la convocazione che ho ricevuto
non fa riferimento a fatti specifici.
Che si possa parlare anche di Trino l'ho
soltanto letto sui giornali».
Per tutta
la giornata non è stato possibile invece
rintracciare Roberto Rosso. Radaelli
(con l'ex senatore Carlo Boggio) il
primo febbraio era stato sentito dai
magistrati del pool «Mani pulite» di
Milano.
Anche
allora si era parlato di Trino? «Non
crediamo di essere autorizzati a
divulgare gli argomenti trattati» si
erano limitati a commentare (e lo hanno
ribadito ieri) i due esponenti politici.
Da quel
primo febbraio non sono seguiti altri
incontri. Il fascicolo aperto a Milano
in seguito è passato per competenza alla
procura di Torino che ha iniziato le
indagini su quella che potrebbe essere
la più grande tangente piemontese (anche
se sarebbe stata versata solo in parte).
Il particolare diverso, e nuovo, è la
presenza di Roberto Rosso tra i
testimoni: sembra che l'ex
vicesegretario piemontese non abbia mai
incontrato gli inquirenti lombardi.
Se però i
politici vercellesi avevano
effettivamente parlato anche della
centrale di Leri Cavour come mai
Maddalena non ha convocato anche Carlo
Boggio? «E' una domanda alla quale non
posso rispondere» spiega l'ex senatore.
Nel
mirino c'è la «nuova» centrale a ciclo
combinato in corso di costruzione dopo
l'annullamento post referendum '87 del
programma nucleare italiano. E' un
impianto da 680 megawatt del costo di
mille miliardi progettato sullo stesso
sito già destinato al nucleare: si
calcola che potrà alleviare
considerevolmente il deficit energetico
piemontese.
L'accordoquadro
era stato firmato giusto un anno fa
dall'allora presidente dell'Enel Franco
Viezzoli, dai presidenti della Regione
Piemonte Giorgio Brizio e della
Provincia Gilberto Valeri e dal sindaco
di Trino Giovanni Tricerri.
Franco Cottini
L'arresto
del Presidente dell'ENI Gabriele
Cagliari per una tangente miliardaria
per i lavori di riconversione della
Centrale Nucleare di Montalto:
Ascolta la trasmissione di Radio
Radicale sull'evento del 10 Marzo 1993
"Il Pci e il nucleare" 14
aprile 1986 - Radio Radicale:
TANGENTI ANCHE SUL CARBONE: Vado Ligure,
Brindisi, Sulcis:
Nel conto corrente del pds sarebbero
finiti i soldi pagati per la
ristrutturazione Tangenti per la
centrale Enel 77 megaimpianto di Vado
Ligure e quelli di Brindisi e del Sulcis
al centro dell'inchiesta coordinata da
Di Pietro dopo le dichiarazioni
delpresidente della Calcestruzzi. Il
sindaco Peluffo: «Tutte calunnie»
VADO LIGURE. Nel conto «Gabbietta» del
pds finivano le tangenti pagate dalle
industrie per la ristrutturazione della
centrale Enel di Vado Ligure. E' quanto
ha confessato il presidente della
«Calcestruzzi» Ravenna al giudice
Antonio Di Pietro facendo scattare un
avviso di garanzia per il tesoriere del
pds Marcello Stefanini.
Il nuovo filone di «mani pulite» avrebbe
avuto origine dall'indagine sulle
tangenti pagate dal Gruppo Ferruzzi per
vincere gli appalti che prevedevano la
ristrutturazione di alcune centrali
elettriche come Vado Ligure, Brindisi e
Sulcis. Le rivelazioni di Panzavolta
avevano già portato all'arresto del
funzionario del pci Primo Greganti.
La tesi, smentita con forza dai vertici
del pds, era stata annunciata alcuni
mesi fa anche dall'ingegner Valerio
Bitetto, membro del Consiglio di
amministrazione dell'Enel. Secondo
Bitetto l'«affare» desolforazione venne
intrapreso nel 1986, quando l'Enel in
attuazione di una direttiva Cee sulla
tutela ambientale studiò un piano da 3
mila miliardi per la ristrutturazioni
delle centrali.
Per
i lavori vennero create 4 cordate a cui
presero parte alcune fra le più
importanti imprese italiane.
Per la ristrutturazione di Vado Ligure,
Brindisi e Sulcis venne creato un gruppo
di cui facevano parte Ansaldo, De
Bartolomeis, le Cooperative e la Cifa,
poi rilevata dal gruppo Ferruzzi.
Bitetto per la sua opera di mediazione
fra gruppi imprenditoriali, Enel e
partiti ha ammesso di aver percepito
circa 200 milioni. Un'inezia rispetto
agli 870 miliardi di lavori
inizialemente previsti per queste tre
centrali.
Ora Panzavolta, presidente della
Calcestruzzi, ha aggiunto un ulteriore
tassello. Avrebbe infatti raccontato al
giudice Di Pietro di essere stato
contattato dall'esponente socialista
Bartolomeo De Toma che si era
qualificato come rappresentante di dc,
psi e pci.
I tre partiti, infatti, secondo il
manager del gruppo Ferruzzi avrebbero
stretto un accordo per favorire lo
svolgimento dei lavori di
ristrutturazione. In cambio pretendevano
un compenso di 12 miliardi.
Panzavolta ha inoltre aggiunto che il
denaro destinato al pci sarebbe stato
versato nelle mani di Primo Greganti.
Tutto il piano delle desolforazioni,
secondo Panzavolta e Bitetto, non
sarebbe servito a tutelare l'ambiente ma
a finanziare illecitamente i partiti.
A distanza di pochi mesi dalla
rivelazioni dell'ingegnere dell'Enel
Valerio Bitetto, la centrale di Vado
Ligure è nuovamente nell'occhio del
ciclone. Il sindaco Roberto Peluffo che
negli ultimi due anni ha faticosamente
costruito l'accordo con l'Enel insieme
al Comune di emiliano e alla Provincia,
rifiuta con decisione ogni riferimento
alle tangenti. «Tutte calunnie per
gettare fango sul pci-pds - afferma il
sindaco Peluffo - Stanno cercando di
screditare la nostra immagine perchè
siamo l'unico partito che è uscito
pulito dal ciclone tangenti. Ora sperano
di inquinare quest'immagine che abbiamo
costruito in tanti anni inventando
storie inverosimili. Da 21 anni sono nel
Comune di Vado prima come consigliere e
poi come sindaco. In tanti anni non solo
non ho chiesto denaro agli imprenditori
nè qualcuno ha mai pensato di propormi
tangenti». In questi giorni i Comuni di
Vado e Quiliano, la Provincia e l'Enel
stanno discutendo la convenzione
socio-economica. L'accordo di massima
prevede 30 miliardi di lavori nei Comuni
di Vado Ligure e Quiliano ma per ora
l'Enel e gli enti locali sono ancora su
posizioni distanti. Intanto anche il
Comune di Savona, che sinora si era
estraniato dalle trattative, ha chiesto
un risarcimento per i danni ambientali
provocati dalla centrale termoelettrica.
Dal punto di vista tecnico, invece,
l'intervento è già stato concordato: su
2 dei 4 gruppi elettrogeni verranno
impiantati desolforatori e verranno
alimentati ancora a carbone. Gli altri
due gruppi invece verranno convertiti a
olio combustibile a basso tenore di
zolfo e metano.
L'avvio dei lavori, che è previsto a
gennaio, ha inoltre scatenato gli
imprenditori locali. Al Consorzio del
Segno che si era costituito già da
alcuni anni si è ora aggiunto un
consorzio formato da Confartigianato e
Confederazione nazionale artigiani.
Un'altra cordata di imprenditori si era
invece sciolta lo scorso dicembre,
proprio alla vigilia della storica
intesa.
Ermanno Branca
Ma l'affarismo
spacciato per "politica di sinistra" è
stato capace di andare ben oltre tante
vicende.
Cmc, la «Piovra rossa». Una mega-impresa
che di «cooperativo» ha solo il nome e
di «rosso» soltanto il logo, ma che
accetta cinicamente qualunque appalto,
dalla Val di Susa al Ponte sullo stretto
di Messina, con
il più grande disprezzo
per l'opinione pubblica.
Una piovra che stringe legami con
l'esercito degli Stati uniti costruendo
la base di Sigonella, in Sicilia, un
complesso edilizio ad uso dei militari,
che allunga i suoi tentacoli anche
all'estero, a Taiwan, nelle Filippine, in
Africa e in Cina, dove chiude un accordo
per la costruzione di un tunnel che fa
parte del progetto di deviazione del
fiume Tahoe, emissario del fiume giallo.
Della J.V. Gansu Zhongyi, la società
composta dalla Cmc e da Sinohydro
Engienieering Bureau 4, faceva parte Hu
Jintao, presidente cinese di allora.
Stando a questa "gloriosa storia" e di
Dati di Fatto non ci sorprende che il PD
abbia votato A FAVORE DEL NUCLEARE nella
scorse legislature del
PARLAMENTO
EUROPEO o ad esempio nella Regione
Toscana...
NON possiamo permetterci altri INGANNI,
altri TRADIMENTI, altre ILLUSIONI.
Spesso il NEMICO è quello che ci
"appare" come piu' vicino, spesso
specchietto per le allodole nella
finzione delle "alternative", spesso
INFAME e TRADITORE.
Sono dati di fatto già da tempo
denunciati dal Presidio
NO Dal Molin
di
Vicenza: "hanno svenduto la nostra città
per garantire un lucroso affare alle
cooperative loro amiche."
E visto che vi sono tutti i segnali
possibili ed immaginabili che questa
volta, malgrado l'ennesima catastrofe di
Fukushima, e malgrado l'ennesimo
responso referendario del 2011, la
congiura dalle mani lorde di ieri e di
oggi NON aspetterà altri 25 anni per
tornare alla carica con il nucleare...
un
nuovo movimento antinucleare nascerà
MARCIO ed INQUINATO senza partire da
queste DOVEROSE PREMESSE.
Tratto da:
LA PIOVRA ROSSA
[Fonte:
www.marx21.it]
10 Aprile 2008
LA NOTIZIA È ARRIVATA LA
FINE DELLA SCORSA SETTIMANA, venerdì 28
marzo, direttamente dal comando
statunitense Setaf [Southern european
task force] di Vicenza: la Cmc [il
Consorzio muratori e cementisti di
Ravenna] e la Ccc [Consorzio cooperative
costruzioni di Bologna], due «coop
rosse», si sono aggiudicati l'appalto
per la progettazione e costruzione della
nuova base militare statunitense
vicentina nell'area dell'ex aeroporto
Dal Molin.
Alla fine, dovrebbe
essere una vera e propria cittadella
autosufficiente, con alloggi, centri
commerciali e una grande mensa.
L'appalto è stato assegnato dal comando
del genio della Marina degli Stati
uniti, per un importo complessivo di 245
milioni circa di euro. I lavori
inizieranno l'estate prossima -
presumibilmente in agosto - per
concludersi entro la metà del 2012.
«Nessuno si è sorpreso -
è stato il commento a caldo dei No Dal
Molin dal Presidio Permanente -Inutile
ricordare i legami stretti tra queste
cooperative 'rosse' e molti membri del
governo Prodi oltre che con il
commissario straordinario nominato dal
governo, l'europarlamentare Paolo Costa.
Il ministro Bersani ha
molto a che fare con la Cmc di Ravenna,
e l'inaugurazione della nuova sede della
Ccc di Bologna venne fatta in pompa
magna da Massimo D'Alema - hanno detto
ancora dal Presidio - Altro che
inderogabili impegni internazionali,
altro che rispetto dei patti: hanno
svenduto la nostra città per garantire
un lucroso affare alle cooperative loro
amiche.
Sono per altro le stesse
cooperative impegnate nella costruzione
della Tav in Val di Susa, giusto per
gradire». Insomma la Cmc - la quinta
impresa di costruzioni italiana, al
96esimo posto nella classifica dei
principali 225 «contractor»
internazionali che la rivista
statunitense "Engineering News record"
pubblica annualmente - è una vecchia
conoscenza.
Della Cmc è anche
l'appalto per le forniture del «lotto 6»
della metropolitana di Milano, dove
realizzano anche gli edifici per la
Fiera: i tentacoli di questa enorme e
potente piovra arrivano dappertutto.
Del resto, «i requisiti
tecnico-organizzativi ed
economico-finanziari posseduti e la
vasta esperienza acquisita in ogni parte
del mondo nella realizzazione di grandi
opere in infrastrutture - scrive la
stessa società sul suo sito,
www.cmc.coop - collocano cmc fra i pochi
generale contractor italiani abilitati a
concorrere agli appalti di maggiori
dimensioni.
Un altro maxi appalto,
questa volta da 445 milioni di euro è
quello per l'adeguamento ed
ammodernamento del primo maxilotto [da
28,5 chilometri] dell'autostrada A3
Salerno-Reggio Calabria.
Si tratta
dell'ampliamento dello spartitraffico
centrale, dell'allargamento delle due
corsie, dell'introduzione della corsia
di emergenza e di sette nuovi via dotti.
Sono presenti lungo il lotto 28 viadotti
e numerose opere minori.
La Cmc come «generai
contractor» è anche incaricata quindi di
effettuare gli espropri dei terreni. La
mega-cooperativa vanta già esperienze
nel rapporto con i militari
statunitensi.
Nel 2006, con il
centrosinistra al governo, la Cmc aveva
ottenuto dalle forze armate degli Stati
uniti un appalto per la base militare di
Sigonella [Catania]: si doveva costruire
il cosiddetto «Mega IV multiple
buildings naval air station», progetto
enorme per il quale la spesa complessiva
ammonterà, a fine lavori, a 59,5 milioni
di euro e che comprende la realizzazione
di una scuola all'interno della base
aeronavale Nas i e di sette edifici di
vario uso nella base operativa Nas2.
Sempre all'interno della
base militare di Sigonella la Cmc ha già
realizzato varie infrastrutture, tra cui
parcheggi, piazze ed edifici
polifunzionali, ad esempio la centrale
telefonica e degli uffici della
sicurezza della Us Navy. Per restare in
Sicilia, a Catania Cmc ha ottenuto
l'appalto per i lavori della
realizzazione del centro agroalimentare:
340 mila metri quadrati in contrada
Jungetto.
Il centro, che sarà il
più grande del sud, è stato al centro di
denunce dei Verdi e di Rifondazione, ma
anche di associazioni ambientaliste, per
presunte infiltrazioni mafiose. Ancora,
la Cmc costruirà il nuovo porto
commerciale di Molfetta - «il braccio
proteso verso l'Oriente e verso la nuova
Europa», lo ha definito il sindaco
Antonio Azzollini - il cui contratto è
stato firmato nell'aprile del 2007, per
un valore di 55,5 milioni di euro.
Nel piano, oltre alla
costruzione del molo, sono compresi la
costruzione di capannoni per lo
stoccaggio delle merci; un ponte di
collegamento fra il porto e la zona
industriale; un sistema di viabilità
interna con parcheggi e arredi urbani.
Nel medagliere della
«cooperativa rossa» c'è poi la
realizzazione dell'asse attrezzato su
cui sorgono i tre ponti in vetro,
acciaio e cemento armato [il più lungo
arriva a 221 metri] progettati
dall'architetto-ingegnere catalano
Santiago Calatrava a Reggio Emilia,
progettati per l'Alta velocità
Milano-Bologna e inaugurati lo scorso
ottobre.
Ci sono anche gli
spiccioli. Alla fine del 2007, la Cmc
vince, insieme alla sorella Ccc, un maxi
appalto per la realizzazione della
superstrada SS 640 di Porto Empedocle
[la strada che da Agrigento arriva a
Caltanissetta attraversando la Valle dei
Templi, che dal 1998 è inserita nella
lista dei luoghi Patrimonio mondiale
dell'umanità dell'Unesco] per un valore
di 363 milioni di euro.
Si tratta di una strada
lunga 31 chilometri, lungo i quali
saranno costruiti cinque viadotti lunghi
6 chilometri.
Tirate le somme, la
società ha reso noto lo scor so primo
marzo il suo fatturato per l'anno 2007:
si tratta di ben 626 milioni di euro,
accumulati grazie all'acquisizione di
nuovi lavori, la maggior parte dei quali
in Italia ma anche all'estero.
La presenza della Cmc
all'estero inizia dai primi anni
settanta, in Iran, mentre negli anni
ottanta si sposta in Africa dove, nel
1982, inizia a costruire la diga di
Pequenos Libombos, in Mozambico. Ma i
suoi tentacoli arrivano ovunque: nelle
Filippine, dove ha costruito impianti
idroelettrici, nel Canale di Suez, a
Taiwan, dove ha realizzato tunnel e
viadotti autostradali.
E nell'elenco non poteva
certo mancare la «nuova frontiera»
cinese, dove il Consorzio ha chiuso un
accordo per la costruzione di un tunnel
lungo 18 chilometri che fa parte del
progetto [chiamato «Vintao Water Supply
Project»] di deviazione delle acque del
fiume Tahoe, un immissario del Fiume
Giallo, che comprende oltre 200
chilometri tra canali e gallerie.
Un appalto d'oro, il cui
valore è di 42,5 milioni di euro,
aggiudicato alla J.V. Gansu Zhongyi,
società composta dalla Cmc e da
Sinohydro Engineering Bureau 4, impresa
per la quale dal 1969 al 1974 ha
lavorato come ingegnere l'attuale
presidente cinese Hu Jintao
2014: oggi
come ieri... ieri come oggi
★ RNA È l'UNICA realtà che coniuga
resistenza ambientalista Contro le
produttività NOCIVE con la messa in
discussione del modello di produzione
borghese e dei rapporti di forza
Capitale-Salario. ★ Dal 24 Settembre
2009: Questo è il taglio e la
motivazione RIGIDA e COERENTE che
DETERMINA ogni nostra "AZIONE", scelta
di Priorità, pubblicazione,
"condivisione" o presa di posizione.
Il "NUCLEARE BERLINGUERIANO" -
Vol. 9 - Dopo gli anni 90 tra berlusconismo e trame nere
della
"nuova sinistra"..
La ripresa del piano energetico nucleare, il ruolo di Prodi
gli affari di lega coop e le nuove politiche del "FARE".
Documenti, radici di una cultura industriale.
Nomi, Fatti e Fonti inoppugnabili per capire responsabilità,
ruoli e scelte che si RIpercuotono sulle Nostre vite di
oggi. 10 Volumi per la storia del Movimento Antinucleare in
Italia e per la Storia dell'ultranuclearismo politico e
istituzionale..
Il "NUCLEARE BERLINGUERIANO"
Vol. 2
Nel 1975, a seguito degli ulteriori aumenti del prezzo del
petrolio verificatisi nel corso dell’anno, il governo
elaborò, su proposta del Ministro dell’Industria Carlo
Donat-Cattin (l'ennesimo "sinistro" di area DC), il Piano
Energetico Nazionale, approvato dal CIPE il 23 dicembre
1975..
Il "NUCLEARE BERLINGUERIANO" -
Vol. 3 - Il "Caso Ippolito"
Nell'agosto del 1963 indiscrezioni giornalistiche sollevano
dubbi sulla correttezza dell'operato di Ippolito
all'amministrazione del Comitato nazionale energia nucleare.
Ippolito divenne il protagonista del programma pubblico che
mise in cantiere i grandi progetti delle nuove centrali
elettronucleari di Trino Vercellese, Garigliano e Latina. Il
Processo e la Galera.
Il "NUCLEARE BERLINGUERIANO" -
Vol. 4 - Il "Caso Zorzoli"
Capo della lobby filonucleare nel partito di Berlinguer -
Ritratto di Giambattista Zorzoli, 60 anni, docente al
Politecnico di Milano, ex responsabile del settore energia
del PCI ed ex consigliere d' amministrazione dell' ENEL;
arrestato per concussione nell' ambito dell' inchiesta sugli
appalti per le centrali ENEL.
Il "NUCLEARE BERLINGUERIANO" -
Vol. 5 - Il "PEN" Piano Energetico Naz. del 1981 e il caso
ENEL.
Nel 1981 si ha l'approvazione del PEN - Piano energetico
Nazionale. Il PCI vi votò a favore e contribuì anche alla
sua scrittura attraverso emendamenti che furono accolti
dalla maggioranza democristiana. D'altra parte la
partecipazione compromissoria all'interno delle
Partecipazioni Statali era un dato di fatto consolidato da
tempo..
Il "NUCLEARE BERLINGUERIANO" -
Vol. 8 - UN AFFARE DA 4.300 MILIARDI
TORINO - Dopo gli scontri con la polizia, le polemiche,
anche all'interno delle forze politiche e sindacali che pure
si erano schierate a favore: la centrale nucleare di Trino
Vercellese si sta trasformando in un boomerang per la giunta
di sinistra e per tutto il consiglio regionale che ha
approvato a grande maggioranza la realizzazione..
2013 -
European Parlament - Energy roadmap 2050, a future with
energy Watch, Read... and LEARN in 22 different languages.
You have NOT the right to say "I don't know"... I don't
undestand".
ANSALDO ed
AREVA SI AGGIUDICANO IL SUPER APPALTO NUCLEARE DEL MYRRHA
PROJECT.
La commessa, dal valore di 24 milioni di euro, riguarda il
reattore sperimentale Myrrha (Multipurpose Hybrid Research
Reactor for High-tech Applications), in fase di sviluppo al
Centre d'étude de l'energie nucléaire (Sck-Cen) belga di Mol
(vicino ad Anversa). Oltre ad Ansaldo Nucleare, il consorzio
vincitore comprende il colosso francese Areva e il gruppo
spagnolo Empresarios Agrupados. -
MITI avariati della cultura "di sinistra":
La Promotrice
e PRIMA FIRMATARIA del
Manifesto POLITICO degli scienziati che
si dimenavano per il ritorno del nucleare.
NUCLEARE ci riprovano.
Il Ministro Clini
nuovamente al Corriere della Sera.
Ecco la risposta del Ministro per l’Ambiente, Corrado Clini,
alla domanda di Roberto Bagnoli sulla posizione del nuovo
governo in merito al nucleare pubblicata nel Dossier
Innovazione del Corriere della Sera il 12 dicembre (ma sul
sito del Corriere risulta già la data del 9).
Ecco a voi la prima uscita "pubblica" di
Zichichi appena fu nominato assessore regionale dal
governatore Crocetta del
PD in Sicilia:
La puntualità di ZANONATO.
Guarda le recensioni di ANSA,
Il fatto
Quotidiano e ADNKRONOS:
Il 13 Dicembre 2011 l'Assemblea di Strasburgo con una
maggioranza di 581 voti, 102 voti contrari e 16 astensioni
dava il via libera al finanziamento del valore di 1,3
miliardi di euro per la ricerca sulla fusione nucleare del
progetto Iter, nel periodo 2012-2013:
PICCISTI DI
IERI, PIDDINI DI OGGI,
PER CHIUDERE IN BELLEZZA:
LE PARABOLE
NUCLEARISTE
DI D'ALEMA:
«Sono
un nuclearista convinto,
trent’anni fa votai contro il referendum.»
I cartelli degli ambientalisti - D’Alema ieri ha affrontato
l’argomento mentre in sala due ambientalisti mostravano
cartelli contro la centrale di Cerano e gli impianti a
biodiesel.
Nel mirino sono finiti Nichi Vendola e Paride De Masi, quest’ultimo
è il proprietario di Italgest al centro di roventi polemiche
per la realizzazione di alcune centrali a biomasse in
Salento, considerato molto vicino proprio a Massimo D’Alema.
Lui, l’ex premier, ha guardato i cartelli ma non li ha
commentati.
Poi ha ricordato quando trent’anni fa, come segretario
regionale del Pci, affrontò la folla inferocita di Avetrana,
la località in provincia di Taranto che fu scelta dal
Governo dell’epoca per ospitare una centrale nucleare. «I partiti che erano al Governo proposero il referendum,
io ero contrario e facevo parte di quella minoranza che votò
contro», ha affermato.
E ancora:
«Mi recai ad Avetrana, un territorio dove hanno fatto di
certo più danni le case abusive. Fu un grave errore 30 anni
fa dire no al nucleare perchè il nostro paese venne tagliato
fuori dalla ricerca. Oggi in Italia si produce energia con
il gas ed i costi sono elevatissimi».
«D'
Alema: il nucleare non è più un tabù E i francesi si muovono»
16 Novembre 2007 - «L’ argomento è delicato, ma
questo governo è impegnato a recuperare il tempo perduto e
intende rilanciare la ricerca sul nucleare».
Per il vicepremier Massimo D’ Alema la partita su questo
fronte, tanto controverso e a vent’ anni dal referendum che
ne ha sancito l’ abbandono, è tutt’ altro che chiusa.
E
ancora:
11/10/2007
D'ALEMA: SÌ ALL'ENERGIA NUCLEARE. MA SOLO ALL'ESTERO
Per il vicepremier il "revival" del nucleare permetterà di
contrastare l'emergenza climatica. In Italia, però, "non è
all'ordine del giorno"...
Dal Consiglio degli affari mondiali indiano, a New Delhi, il
vicepremier e ministro degli Esteri Massimo D'Alema ha speso
parole di apertura nei confronti dell'energia nucleare,
quale possibile soluzione all'emergenza ambientale.
D'Alema è arrivato a pronosticare per le centrali a
fissione un vero e proprio “revival”, così come dimostra
l'accordo tra l'India e gli Stati Uniti. Il problema
sarà solo a livello di sicurezza. Solo con “l’introduzione
di nuove tecnologie”, ha spiegato il ministro, si eviterà
che da questa svolta si “possa generare un catena di
problemi di sicurezza”.
Proveniente dall'Udc, nel 2010 fu candidato del partito di
Cesa e Casini alla poltrona di governatore
dell'Emilia-Romagna.
Durante la campagna elettorale (siamo nel periodo pre
Fukushima, a un anno dai referendum del giugno 2011)
Galletti apre al nucleare "nel nostro giardino", inteso come
Emilia-Romagna. "Quando ci sarà un piano che dimostrerà
che ci sono siti più sicuri e più convenienti di altri, a
quel punto se uno di questi siti fosse in Emilia-Romagna io
mi assumo la mia responsabilità: dico sì - dichiara nel
marzo 2010 a
Radio Città del Capo -
Se noi continuiamo con i personalismi (tutto va bene
l'importante è che non sia nel mio giardino), questo paese è
destinato alla serie C.
Vale per il nucleare, le infrastrutture. Io non mi voglio
accodare a quelli che dicono sì al nucleare ma a casa
d'altri".
Archivio La
Repubblica.it 2014 05 13
2014
Scandalo Expo, spunta un
posto alla Sogin per la figlia di Greganti
DIEGO LONGHIN
SE MILANO è il cuore degli intrecci e degli "affari"
sull'Expo, Torino fa da sfondo, mentre Saluggia e Trino
Vercellese fanno gola per le gara degli ex siti nucleari.
La polemica politica monta, con il candidato
grillino alle regionali Davide Bono che attacca il Pd
torinese, «erede del Pci delle tangenti», nel giorno in cui
il segretario provinciale dei Democratici Fabrizio Morri,
«sospende» l'iscritto Primo Greganti. «Sciacallaggio
politico», replica il numero uno del Pd, Davide Gariglio.
La cricca si incontra spesso a Torino, su
invito e per confrontarsi con Greganti, uno degli arrestati
eccellenti nell'inchiesta condotta dai pm di Milano.
Greganti nelle carte e nelle intercettazioni
fa riferimento ad appalti torinesi di cui si sta
interessando, come «quello sulle Ferrovie», gare che
sembrano fuori dall'orbita dell'azione della "cricca".
Insomma, sarebbero seguite direttamente dal compagno G.
Non solo.
Angelo Paris, altro indagato, direttore di
constructions Expo è stato direttore della pianificazione
strategica e vicedirettore generale delle Olimpiadi 2006.
Nelle carte compaiono riferimenti ai Giochi
invernali e a società che hanno lavorato in quell'ambito,
soprattutto nel campo «allestimenti».
E poi sull'asse Torino-Milano, tra Saluggia e
Trino Vercellese, si gioca una parte fondamentale della
vicenda e degli affari contestati dalla procura rispetto
agli appalti Sogin, la società che ha il compito di mettere
in sicurezza gli ex impianti nucleari. Partita che avrebbe
assicurato un posto di lavoro anche alla figlia di Primo.
Ma andiamo con ordine.
La roba delle Ferrovie. In una intercettazione del 4 febbraio 2014 tra Primo
Greganti e l'imprenditore Fernando Turri, legale
rappresentante della Coop Viridia, si parla di un appalto
torinese.
Gara di cui si è già discusso il giorno
precedente in un incontro della "cupola", presenti Cattozzo,
Rognoni, Frigerio e lo stesso Graganti.
A tirare fuori l'argomento è l'ex Pci.
Greganti: «Hai capito? senti io volevo poi
parlarti anche di una cosa che ieri sera abbiamo verificato
un momento ».
Turri: «Eh».
Greganti: «Che è la questione di Torino
quella roba delle Ferrovie».
Turri: «Si».
Greganti: «Il bando di gara »
Greganti: «Quello è un bando di gara al
massimo ribasso»
Turri: «Si».
Greganti: «L'hai visto tu?
L'hai già visto no?».
Turri: «Si si si ci sto lavorando ci stiamo
già lavorando »
Greganti: «Eh allora vale la pena che se ne
parli un momento eh».
Turri: «Sai con chi devi parlare se hai
urgenza».
Turri: «Con la Paola con la Paola».
Le bandiere Olimpiche.
In una riunione tra Paris, Greganti e l'imprenditore Turri,
attraverso un'intercettazione ambientale, si scoprono
riferimenti alle Olimpiadi.
La conversazione è disturbata e diverse parti
sono incomprensibili.
Greganti:.... sono tutti allestimenti...
contratti di...
Paris:... contratti di...
Greganti:... essere che... anch'io...
cercare.... Torino... qui ci abbiamo un ex serpico...
Paris:... noi facciamo un contratto
normale...
Greganti:... sulla parte dei lavori... di
allestimenti che hanno... che li metti... problemi... qual è
Torino?
Turri: c'è di meglio Paris: chi è?
Greganti: gestione box Ferrari... in Italia
Turri: quello che ha fatto le bandiere.
Greganti: quindi una delle società tra le più
importanti... e che ha una sua struttura di livello ecco.
Il posto per la figlia.
Ma nel mirino ci sono gli appalti della Sogin. Per aver
veicolato i lavori della Sogin a Maltauro, 98 milioni, la
cricca ne prende 600 mila.
In più per Greganti sarebbe assicurata la
sistemazione della figlia, cosa che emerge da una
conversazione fra due indagati.
Cattozzo: «Nucci mi ha detto: mio figlio a
Genova. A Milano ci mettiamo tuo figlio. A Torino ci
mettiamo la figlia di Greganti in modo che i ragazzi li
abbiamo messi a posto...».