Non è
certo uno dei momenti migliori per Selex Sistemi
Integrati, azienda del gruppo Finmeccanica
specializzata nella produzione d’impianti radar per
la difesa aerea, navale e terrestre. Si respira
inquietudine tra manager e dipendenti e preoccupata
è pure l’amministratrice delegata Marina Grossi,
nota tra i mercanti d’armi come Lady F, dove la F
sta per Finmeccanica, holding presieduta
dall’onnipotente consorte Pier Francesco
Guarguaglini.
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Decreto di sequestro della Procura di Lanusei
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2011 - 25 giorni di Azioni simultanee nel mondo.
RNA Annuncia Azioni
dirette in SARDEGNA.
La Francia costretta
da anni ad importare energia dalla Germania e dalla
Svizzera:
Selex Finmeccanica e i radar delle meraviglie
di Antonio Mazzeo
2 - Ottobre - 2011
La società è al centro di
alcune delle vicende giudiziarie più complesse
degli ultimi mesi: l’inchiesta sulle
presunte tangenti e le sovrafatturazioni negli
appalti ENAV per l’ammodernamento dei
radar dell’aeroporto di Palermo Punta Raisi;
quella sul sistema Sistri per il tracciamento
del trasporto dei rifiuti; o quella ancora sulla
malagestione di appalti e commesse nella
Protezione civile.
Non è certo uno dei momenti
migliori per Selex Sistemi Integrati,
azienda del gruppo Finmeccanica
specializzata nella produzione d’impianti radar
per la difesa aerea, navale e terrestre. Si
respira inquietudine tra manager e dipendenti e
preoccupata è pure l’amministratrice delegata
Marina Grossi, nota tra i mercanti d’armi
come Lady F, dove la F sta per Finmeccanica,
holding presieduta dall’onnipotente
consorte Pier Francesco Guarguaglini.
Gli affari però sono non si fermano certo a
colpi di ordinanze e avvisi di garanzia.
Così Selex Sistemi è pronta a
festeggiare il completamento della rete più
estesa di sorveglianza al mondo, un centinaio di
radar per la copertura di 7.500 km di coste,
come dire un impianto ogni 75 km, valore della
commessa 400 milioni di euro. Si tratta del
Vessel Traffic Management System (VTMS),
sviluppato per conto del ministero dei Trasporti
e della Guardia costiera italiana, una selva di
antenne e centri di trasmissione a microonde che
entro la fine del 2011 consentirà d’identificare
l’esatta posizione di ogni imbarcazione che si
avvicinerà alle coste italiane, tracciando e
memorizzando le rotte di più di cinquemila unità
al giorno.
Il piano, figlio della
cronica sindrome da gigantismo di politici e
forze armate nostrane, ha preso il via nel 1999
con l’assegnazione ad Alenia Marconi Systems
(poi Selex) di un contratto di 90 milioni di
euro per la progettazione e la costruzione dei
primi radar del sistema. Dopo l’inserimento da
parte dell’Unione Europea tra i progetti
cofinanziati dai cosiddetti fondi PON Trasporti
(il contributo Ue è stato di 71.469.000 euro),
il VTMS è stato ufficialmente presentato nel
2004 dall’allora ministro dei Trasporti, Pietro
Lunardi.
“Si tratta di un sistema
fondamentale per garantire la gestione e la
sicurezza del normale trasporto marittimo e
delle rotte navali, per contrastare
l’immigrazione clandestina e supportare la lotta
al terrorismo”, disse Lunardi.
L’Italia era ancora sotto
choc per gli attentati dell’11 settembre e i
programmi di “auto-difesa” privilegiavano le
missioni di guerra in Medio oriente, le
crociate anti-migranti e la proliferazione di
radar e impianti d’intercettazione tra i reparti
di esercito, marina, aeronautica, forze di
polizia, Guardia di finanza e Guardia costiera.
Obiettivo della prima tranche
del sistema VTMS, la copertura delle regioni
meridionali, prima fra tutte la Puglia, dove
sono stati installati tra il 2004 e il 2006,
cinque radar per “identificare le piccole e
veloci imbarcazioni che giungono dall’Albania
per trasportare migranti illegali”, come
dichiararono i manager di Selex. Peccato che il
flusso dei gommoni da Valona e Durazzo era già
crollato da tempo e che gli ingressi “illegali”
da est si erano spostati ai confini di terra con
la Slovenia.
La seconda tranche
contrattuale, per un valore di 298 milioni di
euro, fu sottoscritta nel 2006: Selex
s’impegnò a realizzare ed installare altri
novanta radar e a fornire tre sistemi mobili
montati su velivoli leggeri multiruolo “Lince”
per l’utilizzo in caso di “emergenze” o “eventi
speciali” (sbarchi massicci di migranti,
conferenze Nato e di capi di Stato, ecc.).
Quando sarà completato, il VTMS italiano
comprenderà un centro nazionale istallato presso
la centrale del Comando generale delle
Capitanerie di porto a Roma; quattordici centri
d’area operativi nelle sedi delle direzioni
marittime; ottantadue siti della Guardia
costiera per la raccolta e l’elaborazione delle
informazioni e cento siti sensori. I dati
saranno integrati con quelli raccolti dall’Automatic
Identification System (AIS), il sistema
d’identificazione in dotazione alle unità
navali.
Sono in corso, inoltre,
ricerche per integrare il VTMS con i centri
militari che elaborano i dati provenienti dai
velivoli senza pilota UAV in dotazione alle
forze armate italiane e NATO,
“particolarmente per la lotta alla pirateria”,
come spiegano i manager dell’industria militare.
Il Vessel Traffic
Management System impiega i radar della
famiglia “Lyra”, da quelli più piccoli (modello
“10”), per il monitoraggio a breve raggio e il
trasporto mobile, a quelli più grandi (i “50” e
“80”) per la sorveglianza marittima sino a 48 Km
di profondità. I modelli “50” e “80”, in
particolare, operano nella banda X con una
frequenza che si colloca intorno ai 10 Ghz ed
una potenza di emissione media pari a circa 5 W.
Ciononostante non sono stati forniti studi sul
rischio delle emissioni elettromagnetiche per la
salute umana e la fauna, eppure buona parte
delle installazioni si trova in luoghi
densamente abitati.
I centri di sorveglianza
marittima più importanti della rete VTMS sono
ospitati nelle città portuali di Genova,
Venezia, Trieste, Cagliari, Bari, Brindisi,
Palermo, Reggio Calabria, Messina e
Civitavecchia.
Come spiega un comunicato del
ministero dei Trasporti “la localizzazione del
sistema è prevista però in tutte le regioni
costiere italiane, ed in particolare in
Campania, Basilicata, Sardegna, Sicilia,
Calabria e Puglia”.
La regione destinata a
ricevere il maggior numero di radar (una decina)
è la Sardegna: dopo quelli già installati a
Guardia Vecchia (isola de La Maddalena) e Capo
Sant’Elia (cagliari), dovrebbero sorgere le
stazioni di Punta della Scomunica (nel parco
nazionale dell’Asinara), Capo Testa (Santa
Teresa di Gallura), isola di Bocca (Olbia), Capo
San Marco (penisola di Sinis), Capo Sandalo
(isola di San Pietro), Capo Spartivento
(Teulada), Capo Ferrato (Muravera) e Capo
Bellavista (Arbatax).
I siti si trovano tutti
all’interno di aree protette e riserve naturali,
esattamente come per le postazioni volute dalla
Guardia di finanza per installare i radar di
produzione israeliana per la sorveglianza e
l’intervento anti-migranti (Sant’Antioco,
Fluminimaggiore, Tresnuraghes e Argentiera in
Sardegna, Capo Murro di Porco, Siracusa in
Sicilia, Gagliano del Capo in Puglia).
Insostenibili servitù ad altissimo impatto
elettromagnetico, fortemente osteggiate da
comitati spontanei di cittadini e associazioni
ambientaliste in tutto il sud Italia.
Il VTMS è una delle
produzioni su cui Selex Sistemi Integrati punta
maggiormente per affermarsi nei mercati esteri.
Impianti e radar sono stati venduti alla
Polonia, alla Russia, alla Cina.
In Serbia è stato
costituito un consorzio per la realizzazione di
un sistema di monitoraggio del traffico navale
nel Danubio del valore di 6,4 milioni di euro,
mentre in Yemen si sta completando
l’installazione di una rete VTMS per il
controllo del Golfo di Aden.
Si tratta di sei centri
con stazioni radar nelle città di Mokha,
Kokha, Miun, Khor, al Omirah, Al Shira, Shograh,
acquistati in buona parte con fondi della
cooperazione italiana. Nel biennio 2009-2010, la
Farnesina ha destinato allo Yemen “aiuti” per un
centinaio di milioni di euro, sessanta dei quali
per “finanziare le prime due fasi del sistema
VTMS e la formazione della Guardia costiera
yemenita”, come riferisce l’ambasciata italiana
nel paese arabo.
Nel marzo dello scorso
anno, Selex Sistemi ha inoltre sottoscritto un
contratto del valore di 25 milioni di euro per
la fornitura di un VTMS al governo della Turchia.
Il progetto prevede la creazione di un centro di
controllo nazionale ad Ankara, tre centri
regionali ad Izmit, Mersin e Izmir e
ventiquattro siti sensori, ognuno equipaggiato
con il “Lyra 50”. Molto più sostanzioso il
contratto sottoscritto nell’ottobre 2009 con il
governo libico del colonnello Gheddafi (300
milioni di euro) per un sofisticato sistema di
controllo e vigilanza dei confini meridionali
(quelli con Niger, Ciad e Sudan), contro gli
ingressi “illegali” di migranti provenienti
dall’Africa subsahariana.
Dopo la sospensione
forzata dei lavori per lo scoppio del conflitto
in Libia, Selex e Finmeccanica si stanno
adesso prodigando con i leader del “nuovo” corso
di Tripoli perché siano confermate le commesse
belliche già finanziate. Selex, spera di fornire
ai libici pure i radar FADR (Fixed Air Defence
Radar), modello RAT 31DL, per la difesa aerea e
anti-missili, con una portata operativa di circa
500 Km, presentati al salone militare LABDEX
2008 di Tripoli, insieme al VTMS.
Non meno controverso il
contratto firmato nell’agosto 2010 con il
ministero di sicurezza pubblica di Panama, per
la fornitura di un sistema di sorveglianza
marittima con un centro di controllo, otto
stazioni locali e diciotto radar “Lyra 50” da
dislocare su altrettanti siti costieri.
Il VTMS panamense
rientra nel programma di “cooperazione nell’area
della sicurezza legata alla lotta al crimine
organizzato e al narcotraffico”, firmato nel
giugno 2010 dal premier Silvio Berlusconi e dal
presidente della Repubblica di Panama, Ricardo
Martinelli.
Consegne di sistemi d’arma,
unità navali, elicotteri e radar di produzione
Finmeccanica in cambio di 180 milioni di euro,
intermediario dell’affaire Valter Lavicola,
procacciatore presunto di escort e veline per i
festini del cavaliere.
Armi di distruzione di massa, tecnologie
nucleari, collaborazioni con le più spietate
dittature, muri della vergogna, controllo
sociale, repressione, treni ad alta velocità…
Finmeccanica è il più grosso produttore italiano
di armi (il 5° a livello mondiale), oltre che
nella fabbricazione di armamenti, è implicato
nel nucleare, nel controllo dei migranti (suo è
il progetto di un muro elettronico nel deserto
libico, suoi sono gli strumenti di sorveglianza
usati dalla polizia nordamericana al confine con
il Messico) e del territorio urbano attraverso
al costruzione e la fornitura di armi leggere,
telecamere o cittadelle telematiche per le forze
dell’ordine. [fonte:
collafenice.wordpress.com ]
Chiunque voglia attivare contatti con RNA, si rivolgerà
solo e soltanto ai seguenti recapiti:
Esplosione alla centrale di Marcoule. Valori 500 volte più alti
di quanto era stato ammesso inizialmente. EDF ha deliberatamente
mentito minimizzando la portata delle emissioni.
Quirra: Il
Decreto di sequestro della Procura di Lanusei